COLLE DI GIANO
Andrea Zanzotto

TESTO
  1. Pigro l'asse già s'inclina al vuoto.
  2. Il fiato mite dei bambini,
  3. il sole a pochi passi ma agli ultimi confini,
  4. i fiori e gli astri raggelati ai muri.
  5. E umido quasi messo a nudo
  6. d'entro un sonno d'argilla
  7. - d'entro larghe mattine di fogliame -
  8. già con brusio di muffe e muschi e minimi
  9. uccelli
  10. laggiù s'intenebra il lavoro.
  11. Spuntano tombe e campane, dilaga
  12. da lapidi e fronti troppo lisce
  13. pace e sgomento. Forse
  14. solo l'affanno e il gridio dei bambini
  15. e la trombetta che scavalca i monti,
  16. forse solo l'amore.
  17. Oh come, come vi parlerò?
  18. Ma forzo il cuore, forzo gli occhi a accendersi,
  19. ad accendere vita.
PARAFRASI

L’asse terrestre si piega indifferente (pigro) nell’universo (al vuoto: l’idea suggerita da questa immagine iniziale è quella di un lento procedere dell’umanità verso il nulla, verso la propria distruzione).
Il respiro tranquillo (fiato mite) dei bambini, il sole che sta tramontando lì vicino ma che in realtà è all’estremo limite dell’orizzonte (ultimi confini), i fiori e gli astri (varietà di fiori) appassiti sul muro per il freddo (raggelati).
Laggiù i campi di lavoro dei contadini vengono avvolti dal buio (s'intenebra) e dall’umidità, quasi spogliato, fermo in un’immobilità simile ad un sonno di morte (sonno d'argilla) mentre tutt’intorno già si percepisce l’autunno, dal cadere abbondante delle foglie durante le mattine (larghe mattine di fogliame), al brusio delle muffe, dei muschi e di piccoli uccelli (vi è un significato simbolico in quest’immagine dove s’intenebra non sta solo a significare che si copre di tenebre ma anche che quel tipo di lavoro va verso l’oblio perché la civiltà industriale ha alterato non solo il paesaggio ma ha anche tolto significato ai valori semplici e naturali della società contadina).
Nel paesaggio si distinguono le tombe del cimitero e il campanile della chiesa (campane) e la vista delle lapidi e delle pareti di marmo delle cappelle troppo lisce produce nello stesso tempo un senso di pace e di sgomento (endìadi: una pace che spaventa). Forse solo i bambini con le loro grida (il gridio) e le loro corse affannose (l'affanno), il suono delle trombe con cui i pastori richiamano i loro animali (la trombetta che scavalca i monti), forse solo l’amore (è una frase nominale, priva di verbo; il Poeta vuole lasciare in sospeso la conclusione della frase. Sottintende che solo loro potranno salvare il mondo).

Oh come riuscirò a parlarvi? (in un mondo ormai distrutto come può comunicare il poeta?)
Ma dovrò trovare una nuova forza che porti il cuore e gli occhi a ravvivarsi (accendersi), a tornare alla vita, per poter riportare alla vita (accendere vita) anche gli altri.


Analisi e commento:

La poesia “Colle di Giano” fa parte della raccolta Vocativo pubblicata nel 1957. La lirica affronta uno dei temi cari al Poeta: la rovina ambientale e sociale conseguente all’affermarsi della società industriale, consumista e di massa. Lo spunto viene dall’osservazione del paesaggio, le colline che circondano Soligo, il paese dove il poeta è nato ed ha vissuto, in una giornata d’autunno. Il senso di desolazione determinato dal disastro causato dai tempi moderni è presente ovunque. La salvezza forse può ancora venire dai bambini, dalle generazioni future e dall’amore intanto il poeta non deve soccombere e, anche se sarà difficile e quasi impossibile, deve trovare la forza per continuare a comunicare ed a trasmettere attraverso la poesia il suo messaggio.

Metrica:

Due strofe di diversa misura di versi svincolati da qualsiasi norma. Nel testo vengono utilizzate ai vv.2/4 e 13/16 frasi prive di verbi (nominali).