UNA PECCATRICE
Giovanni Verga



RIASSUNTO

Il capitolo d’introduzione è una breve premessa che dà avvio alla storia partendo dal suo epilogo. L’autore della storia racconta che un giorno mentre era in compagnia di due compagni di università, in gita in campagna, si imbatté in un corteo funebre. Tra le persone al seguito della carrozza funebre riconobbe un altro compagno di Università, Raimondo Angiolini, e si incuriosì riguardo chi fosse morto. Scoprì da un domestico che seguiva il convoglio che si trattava della Contessa di Prato. Rimase colpito dalla notizia e prese parte, insieme ai suoi due amici, al funerale. In chiesa Raimondo Angiolini li riconobbe e si avvicinò loro per salutarli. Emerse, dalla conversazione tra i quattro amici, che la Contessa di Prato era morta d’amore per Pietro Brusio, un altro loro compagno d’università. Lo stupore fu ancora maggiore, ai tre amici risultò infatti difficile comprendere come tra due persone di tal genere (il loro amico un giovane studente di buona famiglia ma nulla di più e Lei appartenente all’inaccessibile mondo dell’aristocrazia siciliana) avesse potuto sbocciare un amore tanto impetuoso da portare alla morte la contessa del Prato.
Tre mesi dopo l’autore incontrò nuovamente Angiolini e tornò sull’argomento ottenendo che l’amico lo mettesse al corrente di tutti i dettagli della storia a condizione che, se mai un giorno avesse pubblicato questa storia d’amore, fosse sotto forma di romanzo e rendendo non riconoscibili i singoli personaggi.

A questo punto ha avvio la storia vera e propria:
Pietro Brusio, giovane studente catanese di legge e aspirante scrittore alle prime armi si innamora perdutamente di Narcisa Valderi, moglie del conte di Prato, che inizialmente gli sembra una donna irraggiungibile, appartenente al mondo aristocratico. Il giovane si strugge d’amore e passa tutto il suo tempo sotto le finestre della contessa, trascurando i suoi studi, gli amici e la famiglia, la madre e le due sorelle che lo adorano. La contessa è una donna non bella ma piena di fascino, adorata dal marito e circondata di attenzioni, sia da lui, che dall’amante, che da tutti gli uomini che conoscendola sono immediatamente attratti da lei e cadono ai suoi piedi.
Pietro Brusio cerca di frequentare gli stessi posti frequentati dalla contessa, al parco, a teatro, la segue ovunque e comincia a passare le sue notti sotto i veroni  della casa della contessa, sperando di vederla anche per un solo momento, di incrociare i loro sguardi, precipitando sempre più in uno stato di disperazione, preda di una folle passione e succube del fascino della contessa che invece sembra ignorarlo se non disprezzarlo.
Una sera, Pietro appostato come sempre sotto i veroni della villa della contessa, sente il marito di questa, che spazientito dal vederlo nuovamente, lo definisce un importuno e la contessa sprezzante e indifferente definirlo un pazzo. Si rende quindi conto dell’assurdità del suo atteggiamento e decide tra le lacrime di dire addio a quel suo amore impossibile e di smetterla con quegli appostamenti.
La reazione alla disperazione per quell’amore impossibile lo porta allora ad una vita indegna ed abbietta di  eccessi, vizi, donne, vino e feste in ambienti popolani e degradati.
Finchè la notte del giovedì grasso Brusio è in teatro mentre ha luogo una festa di carnevale che degenera in una sorta di rivolta popolana contro gli aristocratici.. Brusio trasportato dall’eccitazione prende parte alla rivolta, urlando tra la folla contro l’aristocrazia, sempre più stravolto nei lineamenti e convulso nei movimenti. Ad un certo punto si trova faccia a faccia con la contessa che cerca di scappare spaventata da tutto quel frastuono e si rende conto dell’assurdità dei suoi comportamenti che non potevano portarlo a nulla, tantomeno a conquistarla.
Brusio ha un’altra metamorfosi, abbandona la vita dissipata, si riavvicina alla famiglia  e si mette a lavorare alacremente ad un’opera teatrale, non cercando più Narcisa ma pensandola sempre.
Due mesi dopo finisce di scrivere un dramma di cui si sente pienamente soddisfatto e si sente anche pronto per cercare di nuovo di vedere Narcisa. Ma scopre che la contessa è partita per Napoli. Decide quindi di seguirla a Napoli.
Nel frattempo la sua opera teatrale “Gilberto” ha un grande successo e quindi Brusio superando con il suo genio artistico le convenzioni sociali si introduce in questo modo, a pieno titolo, in quel mondo aristocratico fin allora a lui precluso.
Dopo qualche tempo (Cap. VI) l’ambientazione si sposta a Napoli dove ritroviamo Narcisa al ricevimento del Barone di Monterosso. Quando le viene presentato un giovane drammaturgo, la cui opera prima ha appena avuto un grande successo e per il quale si prospetta una brillante carriera di scrittore, Narcisa inizialmente stenta a riconoscere il lui il giovane che a Catania la seguiva ovunque e che passava le notti sotto casa sua, ma rimane colpita e affascinata da quell’uomo da tutti osannato come una promessa della drammaturgia.
Il giorno dopo la contessa si fa accompagnare dal marito alla rappresentazione teatrale del dramma di Brusio e per una volta si presenta puntuale, se non in anticipo. In mezzo alle ovazioni del pubblico Brusio esce sul palcoscenico alla fine del secondo atto chiamato fragorosamente dal pubblico ma il suo sguardo è solo per la contessa e raccoglie il mazzolino di viole bianche che la contessa gli lancia, in cui ella aveva legato uno dei suoi anelli di brillanti.
La contessa si rende conto di essere innamorata di Brusio, dell’autore di quel dramma, perché quell’opera è opera sua, dell’amore che quell’uomo prova per lei.
Intanto Brusio trovato l’anello in mezzo al mazzolino di fiori, lo restituisce, accompagnandolo con un biglietto, alla contessa. Per tutta risposta riceve la sfida a duello da parte del marito della contessa. Brusio accetta la sfida e si sceglie due testimoni, al suo rientro a casa l’attende una lettera della contessa che lo scongiura di ritrattare scusandosi per amore suo. Brusio decide di restituire la lettera alla contessa aggiungendo due righe in cui afferma di non poter ritrattare ma le assicura che non farà correre alcun pericolo a suo marito.
Infatti al duello Brusio spara per primo mancando volutamente il conte, questi risponde ferendo il giovane di striscio al braccio.
La contessa lascia il marito e si presenta a casa di Brusio, esplode la passione amorosa tra i due.
Da questo momento il romanzo continua attraverso le lettere che i due protagonisti, Brusio e la contessa, scrivono singolarmente a Raimondo Angiolini, compagno d’università di Brusio, con la descrizione della loro vita insieme. Il giovane ha ormai ottenuto l’amore totale e incondizionato di Narcisa. Ma il rapporto dei due è destinato a durare poco, infatti dalle lettere di Narcisa emerge che la dedizione totale e l’amore assoluto ch’essa pretende da Brusio, non sono più gli stessi degli inizi della loro passione e la contessa comincia a disperarsi per questo. Un amore così alto e passionale non può adeguarsi alla quotidianità e la creatività di Brusio, che si è nutrita soprattutto della disperazione e della tensione date da questo amore a lungo inseguito e sognato, ora svanisce nel non avere più nulla da dire, nulla da agognare.
La vicenda finisce dunque tragicamente. La contessa si avvelena e muore tra le braccia impotenti del giovane in un abbraccio disperato e tornato ai livelli di passionalità dei primi tempi.
La vita di Brusio dopo la morte della contessa torna alla mediocrità di quando era studente, il suo ingegno muore definitivamente con la morte di quell’amore che era riuscito ad elevarlo inaspettatamente.