I PROMESSI SPOSI: LA CARESTIA E I TUMULTI DI MILANO
Romanzo storico: l’intreccio tra vicende romanzesche e eventi storici
Nei promessi sposi le vicende private di Renzo e Lucia sono strettamente intrecciate con gli avvenimenti storici che caratterizzarono l’Italia, e in particolare la Lombardia, nel Seicento.
Nel XII capitolo del romanzo vi è un mirabile esempio di tale intreccio nel brano che narra l’arrivo di Renzo a Milano, in fuga dal suo paese, ed il suo coinvolgimento nei tumulti popolari del novembre 1628, scoppiati a causa della grave carestia che affamava il popolo.
La ricostruzione storica di Manzoni è di grande efficacia e realismo. I fatti, delineati in maniera puntuale attraverso le cronache dell’epoca, non costituiscono un semplice sfondo alle vicende narrate ma vanno ad amalgamarsi fondendosi con esse e diventando in tal modo verosimili. Renzo non appare come un personaggio inventato ma come un attore in mezzo agli altri attori della scena.
L’antefatto
La necessità di sottrarsi a Don Rodrigo spinge i due promessi sposi, Renzo e Lucia, su consiglio di Fra Cristoforo, a fuggire dal paese natio. Le loro strade si separeranno: Lucia, con la madre Agnese si rifugia a Monza, mentre Renzo si reca a Milano sperando di trovare un lavoro.
L’ingenuo Renzo giunge a Milano proprio durante la sommossa e non si rende subito conto di quanto sta accadendo tanto che, notando strisce di farina sparse per terra le interpreta come un segno della ricchezza della città e di coloro che la abitano e solo più tardi si renderà conto che sono i segni delle razzie attuate dai rivoltosi ai danni delle botteghe dei fornai.
La descrizione della folla in tumulto
La ricostruzione storica dei tumulti di San Martino (11 novembre 1628) viene fatta attraverso l’analisi del comportamento e della psicologia della folla scatenata e porta Manzoni ad approfondire i meccanismi che determinano l’esplosione della violenza di massa. Manzoni dimostra grande capacità di indagine psicologica e focalizza l’attenzione sugli umili, che vanno incontro a sofferenze e sconvolgimenti in maniera spesso sprovveduta e inconsapevole. Nel romanzo non vi sono solo i poveri e gli umili, ma la varia umanità che lo popola è fatto anche di ricchi, superbi, meschini, buoni, generosi, malvagi.
Manzoni in qualche misura prende posizione ed oltre a polemizzare contro coloro che furbescamente strumentalizzano la rabbia dei rivoltosi per propri illeciti vantaggi, mette in luce anche le colpe e le responsabilità di coloro che hanno provocato l’esplosione della rabbia popolare, denunciando gli uomini di potere e il loro comportamento irresponsabile.
E’ attraversi il narratore che l’autore si esprime, un narratore che in tutti i fatti che descrive esprime il proprio punto di vista ed i pensieri dei personaggi.
Lo stile narrativo
La narrazione della sommossa ha un ritmo rapido, conseguito attraverso il ricorso a periodi brevi, legati tra di loro per coordinazione [o paratassi: collegati tra loro pur restando autonomi dal punto di vista semantico e sintattico], proposizioni accostate senza congiunzioni, sottolineando in tal modo la confusione e l’accavallarsi delle voci.
Il realismo è reso anche attraverso espressioni del parlato popolare e con l’inserimento di spezzoni di frasi che riproducono il sovrapporsi delle grida della gente nella concitazione della situazione.