GEORG WILHELM FRIEDRICH HEGEL
(1770 -1831)



VITA

Georg Wilhelm Friedrich Hegel nasce nel 1770 e muore nel 1831 di colera, è stato un filosofo influente per la Germania e l’Europa. È un filosofo idealista ed è stato un punto di riferimento per gli autori successivi (Marx).
Nel 1788 si iscrive all'università di Tubinga per studiarvi teologia e filosofia.
Celebra entusiasticamente la Rivoluzione francese di cui condivide gli ideali. Gli spiriti rivoluzionari successivamente si sopirono notevolmente e Hegel manifestò, soprattutto nell’ultima fase del suo pensiero, atteggiamenti conservatori.
Terminati gli studi non volendo intraprendere la via ecclesiastica, Hegel accetta un posto di precettore a Berna. 
Nel 1797 si trasferisce a Francoforte sul Meno, dove frequenta intensamente Hoelderlin e la sua cerchia di amici.
Nel 1799 muore il padre. Grazie all'eredità adesso può disporre di un piccolo patrimonio.


GLI SCRITTI HEGELIANI

Hegel fu uno scrittore fecondissimo.
La sua prima grande opera è ‘La fenomenologia dello spirito’ che terminò nel 1806.
La fenomenologia dello spirito (1807) segna una tappa decisiva. Hegel si stacca da Schelling e presenta un tipo di pensiero del tutto originale.
Le opere che seguono sono tutte di notevole spicco e segnano i vertici del pensiero hegeliano, esse sono:

  • La Scienza della Logica che è la sua opera più complessa. 
  • L’enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio. 
  • Lineamenti di filosofia del diritto. 

I CAPISALDI DEL SISTEMA HEGELIANO

L’hegelismo è una delle filosofie più ricche, complesse e difficili ma dovendo individuare dei capisaldi, questi possono essere 3:

  • La realtà in quanto tale è Spirito infinito;
  • La struttura, o meglio la vita stessa dello spirito e quindi anche il procedimento secondo cui si svolge il sapere filosofico, è la dialettica;
  • La peculiarità di questa dialettica che la differenzia da tutte le forme presedenti di dialettica, è l’elemento speculativo.

LA REALTA’ COME SPIRITO

L’asserto basilare da cui prendere le mosse è il seguente: la realtà e il vero non sono ‘sostanza’ ma ‘pensiero’, ‘spirito’.
Dire che la realtà non è sostanza ma soggetto e spirito significa dire che è attività, che è movimento, o meglio, automovimento. Lo Spirito si autogenera, generando ad un tempo la propria determinazione, e superandola pienamente. Lo Spirito è infinito in maniera sempre attuatesi e realizzatesi, nel senso che pone il finito e lo supera per realizzarsi. Il finito non esiste di per sé di contro all’infinito o al di fuori di esso.
Lo spirito infinito hegeliano è come un circolo, in cui principio e fine coincidono in maniera dinamica, ossia come un movimento a spirale in cui il particolare è sempre posto e sempre dinamicamente risolto nell’universale, l’essere è sempre risolto nel dover essere e il reale è sempre risolto nel razionale.

Ogni momento del reale è momento indispensabile e ciascun momento è assolutamente necessario.
Es.: prendiamo ad esempio un bocciolo e il relativo fiore e il frutto che ne deriva:

  • il bocciolo è un de-terminazione e quindi una negazione;
  • questa determinazione è superata dalla fioritura
  • la fioritura mentre nega la determinazione la ‘invera’, in quanto il fiore è la positività del bocciolo;
  • a sua volta però il fiore è una de-terminazione, che pertanto implica una negatività che viene superata dal frutto e così via.

In questo processo quindi ogni momento è essenziale all’altro.
Il reale è dunque un processo che si autocrea mentre percorre i suoi momenti successivi.

Ma c’è un altro punto molto importante da rilevare: il movimento non si limita a generare la realtà ma si sviluppa in un percorso di natura circolare.
All’interno del percorso circolare ci sono 3 momenti fondamentali:

  • l’idea in sé (= idea) → “Scienza della logica” 
  • l’idea in altro da sé (= natura) → “Filosofia della natura” 
  • l’idea in sé e per sé (= spirito) → “Filosofia dello spirito”

L'“Enciclopedia delle scienze filosofiche di compendio” è unica opera in cui Hegel spiega tutto il sistema, il resto delle opere sviluppano singoli momenti del sistema. 

Il movimento o il processo autoproduttivo dell’Assoluto ha quindi un ritmo triadico (= 3 fasi). La Dialettica è la legge del movimento della realtà: 

  • tesi: l’idea in sé. Es.: il seme è in sé la pianta, ma esso deve morire come seme, e quindi uscire fuori di sé, al fine di poter diventare, dispiegandosi la pianta per sé (causa di sé). Questo processo si verifica in ogni momento del reale, ed anche al livello più alto, anche per il reale visto come intero, come assoluto. (Il passaggio dalla tesi all’antitesi avviene attraverso un processo chiamato alienazione, dove la tesi si aliena con l’antitesi: è implicito il concetto di trasformarsi in altro (alienato = colui che è costretto a vivere una vita la cui natura non è ciò che vuole lui); ciò implica il movimento delle cose che muovendosi tendono a rovesciarsi nel proprio opposto.) 
  • antitesi: l’idea in altro da sé.
  • sintesi: l’idea in sé e per sé. Sintesi = movimento di conciliazione più elevato.

Dentro il reale la contraddizione è intrinseca e il capovolgersi delle cose (da tesi a antitesi) è caratteristica delle cose reali; la dialettica per Hegel è legata alla conflittualità.

Il senso del ‘panlogismo’ hegeliano, ossia l’affermazione che ‘tutto è pensiero’, non significa che tutte le cose hanno un pensiero (come il nostro, o una coscienza come la nostra), ma che tutto è razionale in quanto è determinazione di pensiero. Questo asserto, spiega Hegel, corrisponde a quello degli antichi che dicevano che il Nous (ossia l’Intelligenza) governa il mondo.


LA DIALETTICA COME LEGGE SUPREMA DEL REALE E PROCEDIMENTO DEL PENSIERO FILOSOFICO

Hegel sostiene che occorre trovare un metodo che renda possibile la conoscenza dell’Assoluto in modo ‘scientifico’. La filosofia deve innalzarsi a scienza mediante l’applicazione di un ‘nuovo metodo’ e questo metodo Hegel lo trova nella dialettica.

La dialettica è una scoperta degli antichi, nata nell’ambito della scuola di Elea, soprattutto con Zenone, aveva raggiunto i suoi vertici con Platone. In età moderna era stata ripresa da Kant che però l’aveva bloccata a livello di antinomie destinate a rimanere irrisolte e quindi non aveva nessun valore conoscitivo. Hegel rivendica invece il valore conoscitivo della dialettica, anzi come suprema forma di conoscenza. Rispetto alla dialettica classica Hegel riforma la dialettica in senso dinamico. Poiché la realtà è divenire, è movimento e dinamicità (per Hegel un concetto statico, proprio perché statico non può essere vero) il movimento dialettico non potrà essere che un movimento circolare o movimento a spirale con ritmo triadico.

Il moto dialettico è composto da 3 momenti:

  • tesi’, detto da Hegel ‘il lato astratto o intellettivo’. La potenza astrattiva dell’intelletto è grande in quanto eleva il particolare all’universale. Tuttavia fornisce una conoscenza inadeguata, che resta rinchiusa nel finito. Il pensiero filosofico deve dunque andare oltre i limiti dell’intelletto;
  • antitesi’, detto da Hegel ‘il lato dialettico (in senso stretto) o negativamente razionale’. L’andar oltre i limiti dell’intelletto è peculiarità della ‘Ragione’, la quale ha un momento ‘negativo’ e uno ‘positivo’.
    Il momento negativo consiste nello smuovere la rigidità dell’intelletto, il che comporta il venire alla luce di una serie di contraddizioni e di opposizioni di vario genere. Ogni determinazione dell’intelletto viene in tal modo a rovesciarsi nella determinazione contraria (per esempio il concetto di ‘uno’ richiama quello di ‘molti’, l’uguale il disuguale, il particolare l’universale ecc.). Ciò costituisce una sorta di ‘molla’ che spinge oltre l’opposizione, ad una superiore sintesi, che è il momento speculativo, ossia il momento culminante del processo dialettico;
  • sintesi’, detto da Hegel ‘il lato speculativo o positivamente razionale’. Costituisce il momento positivo, il momento del superamento delle opposizioni e ne coglie il positivo che emerge dalla sintesi degli opposti. Lo speculativo costituisce il vertice cui perviene la ragione, la dimensione dell’Assoluto. Hegel si spinge addirittura a paragonare lo ‘speculativo’ (il razionale al più alto livello) al ‘mistico’, cioè ciò che coglie l’assoluto andando oltre i limiti dell’intelletto raziocinante.

Esempio: prendiamo ad esempio il puro stato dell’innocenza che costituisce la ‘tesi’, ad esso si contrappone come ‘antitesi’ la conoscenza e consapevolezza del male, che è negazione dello stato di innocenza; ora la virtù è esattamente la negazione dell’antitesi (il male), il suo superamento, e il recupero del positivo dell’innocenza ad un più alto livello.


LA PROPOSIZIONE SPECULATIVA

Per Hegel le proposizioni filosofiche debbono essere ‘proposizioni speculative’ e non giudizi formati da un soggetto cui viene attribuito un predicato nel senso della logica tradizionale. La ‘proposizione speculativa dovrà essere tale da non presupporre la rigida distinzione di soggetto e di predicato, e quindi dovrà essere, per così dire, plastica.

Facciamo un esempio: quando diciamo: “il reale è razionale” in senso hegeliano (cioè speculativo), intendiamo non (come nella vecchia logica) che il reale è il soggetto (sostanza) e il razionale è il predicato (ossia l’accidente di quella sostanza), ma al contrario che l’universale esprime il senso del reale.
Nella proposizione speculativa soggetto e predicato si scambiano reciprocamente le parti in modo da costituire una identità dinamica. La proposizione speculativa è una proposizione che deve esprimere il movimento dialettico e quindi è strutturalmente dinamica (così come dinamica è la realtà che essa esprime) e il predicato viene ad essere elemento essenziale quanto il soggetto e infatti Hegel formula in modo completo la preposizione sopra citata nel modo seguente:”ciò che è reale è razionale; ciò che è razionale è reale” dove ciò che prima era soggetto diviene predicato e viceversa.


LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

L’uomo nel momento in cui filosofeggia si innalza al di sopra della coscienza comune elevandosi al livello della pura ragione. Ma tutto questo non può avvenire ‘ex abrupto’ ossia di colpo ma deve avvenire in modo mediato. Ora la Fenomenologia dello Spirito è stata concepita e scritta da Hegel allo scopo di purificare la coscienza empirica ed innalzarla mediatamente fino allo Spirito e al Sapere assoluto.
Per capire la fenomenologia bisogna tener ben presente l’impianto generale del sistema hegeliano che concepisce la filosofia come conoscenza dell’Assoluto in due sensi:

  • Ha l’assoluto come oggetto;
  • Ha l’assoluto anche come soggetto (in quanto essa è l’Assoluto-che-si-conosce; si autoconosce tramite il filosofo).

Quindi l’Assoluto non è solo il fine a cui tende la fenomenologia, ma è anche il motore che eleva la coscienza.

Fenomenologia = scienza dello spirito

Il termine Fenomenologia deriva dal greco e significa il manifestarsi, l’apparire e quindi vuol dire scienza dell’apparire (mentre in Kant è un nascondersi), è l’apparire dello Spirito stesso a differenti tappe, che, a partire dalla coscienza empirica, via via sale a livelli sempre più alti. La fenomenologia, dunque, è la scienza dello Spirito.

Nella Fenomenologia dello Spirito vi sono come due piani che si intersecano e si giustappongono:

  • c’è il piano costituito dalla via percorsa dallo spirito per giungere a sé attraverso tutte le vicende della storia del mondo;
  • ma c’è anche il piano che è proprio del singolo individuo empirico che deve ripercorrere quella stessa via e appropriarsela. La storia della coscienza dell’individuo non può pertanto essere altro che il ripercorrere la storia dello spirito.

LE TAPPE DELL’ITINERARIO FENOMENOLOGICO

La fenomenologia dello spirito narra il percorso della coscienza. Coscienza indica sempre una relazione soggetto-oggetto e l’opposizione soggetto-oggetto è dunque caratteristica distintiva della coscienza. Lo scopo che Hegel persegue è la dimostrazione che l’oggetto non è altro che il ‘sé’ della coscienza, cioè autocoscienza.
L’itinerario fenomenologico percorre le seguenti tappe:

  • Coscienza (in senso stretto);
  • Autocoscienza;
  • Ragione;
  • Spirito;
  • Religione;
  • Sapere Assoluto.

Ognuna di queste tappe è costituita da differenti momenti scanditi dal ritmo della dialettica di cui abbiamo già parlato, la molla della dialettica sta nell’ineguaglianza tra la Coscienza o l’io e il suo oggetto (che costituisce il negativo) e nel superamento progressivo di questa ineguaglianza. Il momento culminante di questo processo coincide con il momento in cui lo spirito diventa oggetto a sé stesso.

  • COSCIENZA (tesi): attenzione verso l'oggetto, guarda e conosce il mondo come altro da sé e indipendente da sé, si compone di tre momenti:
    • la certezza sensibile (riguarda le sensazioni): nel momento della sensazione il particolare appare come verità ma ben presto il particolare apparirà contraddittorio e per comprenderlo bisognerà passare al generale; 
    • la percezione: nel momento della percezione è l’oggetto che pare essere la verità. Ma anch’esso è contraddittorio perché risulta un oggetto con molte proprietà ad un tempo; 
    • l'intelletto: nel momento dell’intelletto l’oggetto appare come un semplice fenomeno, che esiste solo nella coscienza e mai indipendentemente da essa. La coscienza giunge a comprendere che l’oggetto dipende dall’intelletto e dunque da sé medesima (l’oggetto si risolve nel soggetto). In tal modo la coscienza risolve l'intero oggetto in se stessa, diventando autocoscienza (sapere di sé). L’oggetto è conosciuto mediante un concetto statico che deve quindi essere superato, perché l’essere è movimento.
  • AUTOCOSCIENZA (antitesi) attenzione verso il soggetto, ovvero l'attività concreta dell'io in rapporto con gli altri, si compone di due momenti:
    • Indipendenza e dipendenza dell’autocoscienza (signoria e servitù):
    • L’autocoscienza si manifesta, dapprima, come tendenza ad appropriarsi delle cose e a far dipendere tutto da sé, ad escludere da sé ogni alterità, considerando l’altro come inessenziale e negativo. Ma presto si scontra con le altre autocoscienze e deve uscire da questa posizione. Le autocoscienze necessitano di un riconoscimento reciproco, che deve avvenire tramite un conflitto, nasce in maniera necessaria “la lotta per la vita e per la morte”, attraverso la quale l’autocoscienza si realizza, ossia esce dall’astratta posizione dell’in sé e diviene per sé. In effetti, secondo Hegel, ogni autocoscienza ha bisogno strutturalmente dell’altra e la lotta non deve aver come esito la morte di una delle due, ma il soggiogamento di una all’altre.
      Nasce così:
      • il rapporto servo-signore
        • il signore ha affermato la propria indipendenza rischiando la propria vita;
        • il servo ha rinunciato alla sua indipendenza pur di salvarsi la vita;
        in questo tipo di rapporto si sviluppa un movimento dialettico che finirà col portare ad una inversione dei ruoli
      • il signore perde l'indipendenza
        diventa dipendente dal servo perché non può fare a meno del suo lavoro.
        Inoltre il padrone non può realizzarsi pienamente come autocoscienza, perché lo schiavo, ridotto a cosa , non può rappresentare il polo dialettico con cui il padrone possa adeguatamente confrontarsi
      • il servo acquisisce l'indipendenza
        ha la padronanza del lavoro per il quale riceve il sostentamento dal padrone.
    Liberazione dell’autocoscienza:
    Ma l’autocoscienza giunge a piena consapevolezza solo attraverso le successive tappe dello Stoicismo, dello Scetticismo e della Coscienza infelice:
    • Stoicismo
      Lo stoicismo rappresenta la libertà della coscienza la quale riconoscendosi come pensiero si pone al di sopra della signoria e della schiavitù (stoico: puoi uccidere il mio corpo ma non la mia anima). Ma lo stoicismo, volendo liberare l’uomo da tutti gli impulsi e da tutte le passioni, lo isola dalla vita e quindi, secondo Hegel, la sua libertà resta astratta, si ritrae entro sé e non supera l’alterità.
    • Scetticismo
      Lo stoicismo trapassa dialetticamente nello Scetticismo, il quale trasforma il distacco dal mondo in un atteggiamento di negazione del mondo. Lo scetticismo nega tutto ciò che comunemente è ritenuto vero e reale. Ma così facendo lo scettico cade in contraddizione, perchè pretende di dire qualcosa di reale e di vero quando nello stesso tempo lo nega: nega la validità della percezione e percepisce, nega la validità del pensiero e pensa, nega i valori dell’agire morale eppure agisce secondo questi.
    • Coscienza infelice
      La scissione presente nello scetticismo assume la forma di una separazione tra uomo e Dio.
      La ‘Coscienza infelice? È la coscienza di sé come ‘duplicata’ o ‘sdoppiata’. I due lati dello sdoppiamento sono l’aspetto immutabile e l’aspetto mutevole; il primo è fatto coincidere con un Dio trascendente, il secondo con l’uomo. La coscienza infelice è il tratto che, secondo Hegel, caratterizza soprattutto il Cristianesimo medievale. Questa coscienza ha solo “una infranta coscienza di sé”, perché cerca il suo oggetto in ciò che è solo in un al di là irraggiungibile: essa è collocata in questo mondo, ma è tutta rivolta all’altro (irraggiungibile) mondo: ogni accostamento alla divinità trascendente significa (per la coscienza infelice) una propria mortificazione e un sentire la propria nullità.
  • LA RAGIONE (sintesi) unità fra soggetto ed oggetto
    La Ragione nasce nel momento in cui la Coscienza acquisisce “la certezza di essere ogni realtà”, ossia dell’acquisizione dell’unità di pensare e di essere. Anche in questo caso si procede attraverso tappe dialettiche che come una spirale che sale ripetono i tre momenti ritrovandosi ad un livello sempre più alto:
    • Ragione osservativa
      la coscienza crede di cercare l’essere delle cose, ma in realtà non cerca che se stessa. Poiché la coscienza ancora non fa della ragione l'oggetto della sua ricerca, si rivolge in primo luogo alla natura (fase del naturalismo del Rinascimento e dell'Empirismo).
    • Ragione attiva
      La ragione per-trovare-se-stessa-nel-suo-altro deve dunque superare il momento osservativo e passare al momento attivo o pratico, ossia al momento in cui la ragione non contempla ma agisce moralmente. L’itinerario della ragione attiva consiste nell’iniziare a realizzarsi, dapprima come individuo per elevarsi, alfine,all’universale, superando i limiti dell’individualità è raggiungendo la superiore unione spirituale degli individui. La ragione deve giungere ad attuarsi come singola autocoscienza, attraverso il riconoscimento dell’indipendenza delle altre autocoscienze e dell’unità con esse. Le tappe di questo processo sono:
      •  Dell’uomo che ricerca la felicità nel piacere e nel godimento (è il caso del personaggio di Faust di Goethe);
      •  Dell’uomo che segue la legge del cuore individuale (è la concezione di Rousseau)
      •  Della virtù e dell’uomo di virtù (è la virtù rappresentata da personaggi come Don Chisciotte o Robespierre).
    • L’individualità che è reale in sé e per sè
      Rappresenta la sintesi dei due momenti precedenti. L’autocoscienza supera la sua opposizione rispetto agli altri e al corso del mondo, trovando in questi il proprio contenuto. La ragione è attuata per Hegel in un popolo libero ed essa è lo spirito della società e del popolo in cui vive e nel quale l’individuo non solo trova la sua essenza, universale e singola, ma è esso stesso questa essenza.
  • LO SPIRITO (tesi)
    Per comprendere Hegel è necessario tener presente la dimensione intersoggettiva, sociale che Hegel attribuisce allo spirito. Lo spirito è la Ragione-che-si-realizza-in-un-popolo-libero e nelle sue istituzioni; è la coscienza che si riunisce intimamente alla propria ‘sostanza etica.. E’ chiaro di conseguenza che, per tutto il resto dell’itinerario fenomenologico le ‘figure’ diventano ‘figure di un mondo’, tappe della storia. Le tappe fenomenologiche dello spirito sono:
    • Lo spirito in sé come eticità
      Il primo momento dello spirito si trova nella Polis greca, dove si realizza la ‘bella vita etica’ del mondo greco. Ma l’equilibrio di questa ‘bella vita etica’ è instabile ed insorgono dei conflitti dialettici (come per esempio il conflitto tra la legge divina e la legge umana). In questi conflitti l’individuo a poco a poco emerge sulla comunità. Si spezza l’universale incarnato nella ‘bella vita etica’ e prevalgono i singoli individui. Il trionfo di questo momento dialettico avviene con l’Impero romano con la creazione della ‘persona giuridica’. Ogni uomo poteva ottenere la cittadinanza romana ed essere riconosciuto come persona giuridica. Ma questo livellamento, che toglie tutte le differenze, è astratto. Dall’aver tutti i diritti si passa facilmente al non averne nessuno. Da questa situazione nasce il Cesare, il ‘Padrone del mondo’, come antitesi. L’individuo si scinde dalla sostanza etica.
    • Lo spirito che si estranea da sé
      Il momento della scissione dell’individuo dalla sostanza etica giunge al suo culmine nell’Europa moderna. Il massimo livello di contrapposizione (di antitesi) è raggiunto con l’illuminismo. Ma la libertà assoluta dell’Illuminismo è vuota, così come è vuoto il suo egualitarismo, e l’esito di tutto questo è il ‘Terrore’ (come dimostra l’esito della Rivoluzione francese), che dopo aver eliminato tutte le gerarchie sociali e in genere tutte le differenze, si rivolta contro tutto e contro tutti e infine di rivolta dialetticamente anche contro sé, autoannullandosi.
    • Lo spirito che riacquista certezza di sé
      Lo spirito ritorna alla conciliazione con sé nella ‘moralità’. Dalla morale kantiana (che proclama il dovere per il dovere, senza indicarne il contenuto) si passa ad una moralità che opera per trovare il proprio vertice nel perdono.
  • RELIGIONE (antitesi)
    La religione è la tappa attraverso la quale si arriva alla meta del Sapere Assoluto. Di questo argomento se ne parla in maniera più diffusa nella filosofia dello spirito, qui verrà fatto solo un breve accenno all’argomento: nella religione lo spirito prende coscienza di sé medesimo ma solo nella sua forma rappresentativa, cioè come coscienza che è consapevole dell’essenza assoluta.
  • SAPERE ASSOLUTO (sintesi)
    Il sapere assoluto rappresenta la totalità dei momenti nella loro sinteticità.

LA LOGICA (studia l’idea in sé)

La Fenomenologia ha analizzato l’iter della conoscenza partendo dal punto di vista del sapere della coscienza empirica, fino al momento in cui la coscienza raggiunge il punto di vista del sapere assoluto.

Sul piano del sapere assoluto è tolta ogni differenza fra ‘certezza’ (che implica sempre un elemento di soggettività) e ‘verità’ (che è sempre oggettiva), fra sapere come ‘forma’ e sapere come ‘contenuto. Il Sapere Assoluto è esattamente questa coincidenza assoluta di forma e contenuto e la logica inizia e si svolge su questo piano. La logica hegeliana è qualcosa di totalmente nuovo rispetto alla logica della tradizione aristotelica.

La logica di Hegel non è un puro strumento o metodo nel senso in cui lo era la logica formale. Considerato che l’idealismo hegeliano si basa sul presupposto che pensiero ed essere coincidono (“ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale”) ne segue che la logica coincide con l’ontologia (ossia con la metafisica à in quanto per Hegel c’è un unico essere: Dio stesso).

In questo modo la logica non ha solo il compito di descrivere le modalità del pensiero, ma rappresenta anche il modo di svilupparsi della realtà. 

LOGICA (studio del pensiero) = ONTOLOGIA (studio dell'essere)

Hegel anche nella logica procede per via dialettica, come in una spirale ogni processo triadico costituisce una anello via via più ampio della spirale (in questo senso la logica hegeliana può essere rappresentata come un dire la medesima cosa in maniera progressivamente più ricca).

Momenti della logica:

  • Dottrina dell'essere
  • (essere e non essere): è il pensiero nella sua immediatezza. Nella logica dell’essere la dialettica procede in senso orizzontale mediante passaggi che portano da un termine all’altro, il quale assorbe in sé il precedente; il pensiero procede come su un piano, o su una superficie. La logica hegeliana dell’essere si suddivide in :logica della qualità, della quantità, della misura. Il cominciamento assoluto della logica è costituito dalla prima triade della categoria della qualità costituita da: essere, non essere, divenire. Questa triade è particolarmente interessante anche perché si ricollega alle posizioni della più antica metafisica greca (quella dei Presocratici e in particolare di Parmenide ed Eraclito. Il passaggio triadico è il seguente: l'essere rimanda al nulla e il passaggio dal nulla all'essere è il divenire. Il divenire è la verità del pensare (se immobilizzassimo il pensiero, cesseremmo di pensare). La successiva triade segnerà un livello più alto: il divenire infatti sfocia nell’esserci, ovvero nel qualcosa (di determinato) il quale, in quanto determinato, non è tutte le altre cose. Quindi il qualcosa (tesi) richiama qualcos’altro (antitesi) e si ha quindi un divenire (sintesi) , che rispetto alla prima triade è però un divenire determinato e differenziato.
  • Dottrina dell'essenza: è il pensiero nella sua mediazione. Nella logica dell’essenza il pensiero si approfondisce, ossia cresce secondo la dimensione della profondità. La logica dell’essenza studia il persiero che vuol vedere che cosa c’è sotto la superficie dell’essere, e arrivare al fondo di esso. Nel momento in cui l'essere, riflettendo su se stesso, si riconosce identico e diverso, il pensiero si fa oggetto, e dall'essere si passa all'essenza. Trovano posto in questa parte della logica le discussioni sui celeberrimi principi aristoteliani di identità e di non contraddizione.
  • Dottrina del concetto: è il concetto scaturito dal superamento delle due presedenti fasi. Nella logica del concetto il pensiero raggiunge la sua compiutezza, ossia si attua secondo la dimensione della circolarità. Si ha identità tra pensiero e essere. In seguito alle due prime categorie (oggettivo, soggettivo), si ha l'ultima categoria: l'Idea, concepita come la ragione, che ha in sé tutta la realtà. Hegel per concetto intende l’intero risultato del movimento logico. Egli non intende quello che con concetto si intende dal punto di vista dell’intelletto (concetto come semplice forma del pensiero) ma quello che si intende dal superiore punto di vista della ragione. Il concetto è così l’Io penso che si autocrea e autocreandosi crea tutte le determinazioni logiche. Il concetto è l’Idea, e l’idea è la totalità delle categorie della logica e dei loro nessi dispiegati.

Giudizio e Sillogismo

Mutando in maniera così radicale il significato del concetto anche il giudizio e il sillogismo (strettamente legati al concetto) acquistano un senso completamente nuovo.

  • Il Giudizio coincide nella filosofia hegeliana con il significato della proposizione speculativa (di cui abbiamo già parlato). Vi è una identità dinamica di soggetto e predicato, e il termine più importante diventa il predicato (e non più il soggetto) perché il predicato esprime l’universale mentre il soggetto esprime il particolare. Il giudizio esprime dunque l’individuale-nel-suo-farsi-universale).
  • Il Sillogismo rappresenta l’unità di 3 momenti: l’universalità, la particolarità (o specificità) e l’individualità con il preciso nesso che li lega. Nel nuovo senso hegeliano, il sillogismo è l’universale che tramite il particolare si individualizza, e viceversa, l’individuo che tramite il particolare si universalizza.
    Per esempio: l’animale (= universale) tramite la specificità uomo (= particolare) si individualizza (per esempio in Carlo, in Luigi ecc.); e viceversa il singolo uomo attraverso la specie uomo tende all’universale espresso dall’animale.

LA FILOSOFIA DELLA NATURA (studia l’idea fuori di sé)

Mentre la logica è lo studio dell'Idea considerata nel suo essere implicito e nel suo graduale esplicarsi, la filosofia della natura è lo studio dell'Idea nella sua estrinsecazione spazio-temporale, nella sua concreta realizzazione. Hegel distingue tra:

  • meccanica
  • fisica
  • organica

LA FILOSOFIA DELLO SPIRITO (studia l’idea in sé e per sè)

Lo Spirito è l’Idea che ritorna in sé dalla sua alterità, è la sintesi nella quale si conciliano la tesi (l’idea) e l’antitesi (la natura): l’idea torna in sé dopo essersi alienata nella natura. Lo spirito è la più alta manifestazione dell’assoluto. Lo spirito hegeliano è dunque il corrispettivo filosofico di quello che nella religione è Dio. Lo spirito segue la legge della dialettica à si suddivide in:

  • Spirito soggettivo: sviluppo dello spirito all’interno dell’individuo. 3 fasi:
    • Antropologia che è lo studio dell’anima = principio della vita
    • Fenomenologia che è lo studio della coscienza = consapevolezza di sé stessi
    • Psicologia che è lo studio dello spirito = la soggettività concepisce contenuti spirituali (conoscenza, vita morale, ecc…).
    Il passaggio tra spirito soggettivo e spirito oggettivo = passaggio da una dimensione individuale a una dimensione collettiva: quando lo spirito soggettivo concepisce contenuti universali, questi contenuti sono talmente vasti che debordano rispetto all’individuo e diventano realtà collettive (realtà sociali, istituzionali, leggi, famiglia, ecc…).
  • Spirito oggettivo: è lo spirito che si realizza nelle istituzioni della famiglia, nelle consuetudini e nei precetti della società, nelle leggi dello stato, è la storia che si fa. E’ il momento della realizzazione della libertà in un ordine intersoggettivo. 3 momenti:
    • diritto
    • moralità
    • eticità = è la sintesi dei due precedenti momenti, è il momento in cui il volere del soggetto si realizza operando la mediazione di soggettivo e oggettivo.
      Forme dell’eticità:
      • famiglia
      • società civile
      • stato = l’idea che si incarna attraverso una realtà istituzionale. È addirittura, dice Hegel, ‘l’ingresso di Dio nel mondo’, un ‘Dio reale’. Per Hegel lo stato è tutto, è Dio.

Concezione hegeliana dello stato: esaltazione dello stato perché deriva la sua legittimazione dal fatto di essere un momento dell’idea à appoggio dello stato.

Rapporto tra stato e cittadino: In questa concezione lo Stato non esiste per il cittadino, ma al contrario, è il cittadino che esiste per lo stato. Il cittadino esiste solo in quanto membro dello stato (era una concezione greca ripresa e portata alle conseguenze estreme da Hegel). Le ragioni dello stato prevalgono su quelle del cittadino (il liberalismo dice il contrario).

Concezione della storia: nella storia si assiste alla vita degli stati, la visione della storia di Hegel è legata al suo pensiero. Storia = sviluppo dell’idea à è necessaria (tutto accade per necessità) e razionale (Mussolini personaggio che lo stato usa per realizzarsi). La storia del mondo si svolge secondo un ‘piano razionale’ e la filosofia della storia è la conoscenza scientifica di questo piano. La filosofia della storia diventa perciò una conoscenza della giustizia divina e una giustificazione di ciò che appare come male di fronte all’assoluto potere della Ragione. L’uomo non può esprimere un giudizio negativo su tutto ciò che accade perché tutto ha un senso, anche la guerra e la morte (atteggiamento giustificazionista): “ciò che è reale è razionale, ciò che è razionale è reale” = la realtà è la ragione che si sviluppa, nella realtà c’è una razionalità.

Astuzia della ragione: nella storia la ragione è astuta essa fa agire a proprio vantaggio le passioni irrazionali e il particolare. I grandi condottieri hanno un ruolo dominante negli avvenimenti storici e seguono un progetto personale seguendo la ragione. La ragione utilizza i progetti facendo in modo che i condottieri lavorino per lei senza saperlo, la ragione usa i condottieri come strumenti per far verificare gli avvenimenti.

Spirito assoluto: fase dello sviluppo dell’idea in cui l’idea giunge alla consapevolezza di essere la totalità della realtà. Si esprime attraverso 3 fasi (arte, religione, filosofia) che esprimono la consapevolezza di essere tutto attraverso 3 rispettivi strumenti (forma sensibile, rappresentazione religiosa, concetto):

  • Arte: la forma dell’intuizione sensibile appartiene all’arte.
  • Religione: l’ambito successivo è quello della religione e questa ha come forma della propria coscienza la rappresentazione. Dall’oggettività dell’arte si passa all’interiorità del soggetto.
  • Filosofia (concetto): è il grado più elevato, il concetto totalmente spirituale può esprimere compiutamente l’idea divenuta consapevole di essere tutta la realtà. Mentre con la religione io rappresento Dio, con la filosofia (che è la più alta espressione del sapere) io colgo Dio.

ALCUNE DOMANDE SU HEGEL E RELATIVE RISPOSTE

  1. Hegel afferma che lo Stato è ’l’ingresso di Dio nel mondo’. Spiega sinteticamente:
    Nella FILOSOFIA DELLO SPIRITO Hegel afferma che lo spirito è la più alta manifestazione dell’assoluto. Lo spirito hegeliano è dunque il corrispettivo filosofico di quello che nella religione è Dio. Nella seconda fase triadica, parlando dello spirito oggettivo, Hegel si focalizza sul concetto di Stato, che viene visto come l’idea che si incarna attraverso una realtà istituzionale. È addirittura, dice Hegel, ‘l’ingresso di Dio nel mondo’, è un ‘Dio reale’. Per Hegel lo stato è tutto, è Dio.
    In questa concezione lo Stato non esiste per il cittadino, ma al contrario, è il cittadino che esiste per lo stato. Il cittadino esiste solo in quanto membro dello stato (era una concezione greca ripresa e portata alle conseguenze estreme da Hegel). Le ragioni dello stato prevalgono su quelle del cittadino (il liberalismo dice il contrario).

  2. Nella Fenomenologia Hegel parlando dell’autocoscienza pone la distinzione tra padrone e servo.
    Le autocoscienze necessitano di un riconoscimento reciproco, che deve avvenire tramite un conflitto attraverso la quale l’autocoscienza si realizza, ossia esce dall’astratta posizione dell’in sé e diviene per sé. Secondo Hegel, ogni autocoscienza ha bisogno strutturalmente dell’altra e la lotta non deve aver come esito la morte di una delle due, ma il soggiogamento di una all’altre. Nasce così: il rapporto servo-padrone

    La situazione iniziale è che il Padrone ha affermato la propria indipendenza rischiando la propria vita, prevaricando sul servo il quale ha rinunciato alla sua indipendenza pur di salvarsi la vita. In questo tipo di rapporto si sviluppa un movimento dialettico che finirà col portare ad una inversione dei ruoli. Infatti il padrone perde l'indipendenza, diventa dipendente dal servo perché non può fare a meno del suo lavoro. Inoltre il padrone non può realizzarsi pienamente come autocoscienza, perché lo schiavo, ridotto a cosa , non può rappresentare il polo dialettico con cui il padrone possa adeguatamente confrontarsi.

    Il Servo invece acquisisce l'indipendenza, ha la padronanza del lavoro per il quale riceve il sostentamento dal padrone.


  3. Cosa intende Hegel parlando della dimensione speculativa dello spirito. La ‘sintesi’, rappresenta per Hegel ‘il lato speculativo o positivamente razionale. Costituisce il momento del superamento delle opposizioni e ne coglie il positivo che emerge dalla sintesi degli opposti. Lo speculativo costituisce il vertice cui perviene la ragione, la dimensione dell’Assoluto.

    Hegel usa il termine Aufheben che significa superare, il momento speculativo è quindi un superare, nel senso che è ad un tempo un togliere e conservare.


  4. Il punto di arrivo del pensiero hegeliano è lo spirito assoluto che si distingue nelle tre tappe di arte, religione e filosofia.
    Lo Spirito assoluto è la fase dello sviluppo dell’idea in cui l’idea giunge alla consapevolezza di essere la totalità della realtà. Si esprime attraverso 3 fasi (arte, religione, filosofia):
    • Arte: la forma dell’intuizione sensibile appartiene all’arte.
    • Religione: l’ambito successivo è quello della religione e questa ha come forma della propria coscienza la rappresentazione. Dall’oggettività dell’arte si passa all’interiorità del soggetto.
    • Filosofia (concetto): è il grado più elevato, il concetto totalmente spirituale può esprimere compiutamente l’idea divenuta consapevole di essere tutta la realtà. Mentre con la religione io rappresento Dio, con la filosofia (che è la più alta espressione del sapere) io colgo Dio.

  5. Nella logica dell’essenza Hegel nega il principio di identità affermando che la contraddizione è la radice di ogni movimento e vitalità.
    La logica di Hegel non è un puro strumento o metodo nel senso in cui lo era la logica formale (come nella tradizione aristotelica). Considerato che l’idealismo hegeliano si basa sul presupposto che pensiero ed essere coincidono (“ciò che è razionale è reale,ciò che è reale è razionale”) ne segue che la logica coincide con l’ontologia (ossia con la metafisica à in quanto per Hegel c’è un unico essere: Dio stesso).

    In questo modo la logica non ha solo il compito di descrivere le modalità del pensiero, ma rappresenta anche il modo di svilupparsi della realtà.

    Hegel anche nella logica procede per via dialettica ed il secondo momento triadico della logica è la dottrina dell’essenza.

    La logica dell’essenza studia ciò che sta sotto la superficie dell’essere e vuole arrivare al fondo di esso.

    Nel momento in cui l'essere, riflettendo su se stesso, si riconosce identico e diverso, il pensiero si fa oggetto, e dall'essere si passa all'essenza.

    In quest’ottica la vera identità, per Hegel, è quella che dialetticamente si realizza togliendo e mantenendo le differenze, e che pertanto implica l’identità nella distinzione e la distinzione nell’identità.

    La contraddizione per Hegel è la molla della dialettica ed è, di conseguenza, assolutamente necessaria.