CHI È QUESTA CHE VÈN, CH’OGN’OM LA MIRA
Guido Cavalcanti
- Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira,
- che fa tremar di chiaritate l’âre
- e mena seco Amor, sì che parlare null’omo pote, ma ciascun sospira?
- O Deo, che sembra quando li occhi gira,
- dical’Amor, ch’i’ nol savria contare:
- cotanto d’umiltà donna mi pare,
- ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira.
- Non si poria contar la sua piagenza,
- ch’a le’ s’inchin’ogni gentil vertute,
- e la beltate per sua dea la mostra.
- Non fu sì alta già la mente nostra
- e non si pose ’n noi tanta salute,
- che propiamente n’aviàn conoscenza
Chi è costei che avanza (riecheggia il Cantico dei Cantici, VI, 10) e ogni uomo (ogn’om: impersonale) l’ammira, che fa vibrare di luminosità (chiaritate) l’aria (l’âre - L’incedere della donna viene quindi accostato a un’apparizione soprannaturale, come sottolinea anche l’alone luminoso di cui la figura è circonfusa) e porta con sé ( mena seco) Amore [cioè fa innamorare chi la contempla] così che nessun uomo (null’omo - francesismo) può parlare, ma ciascuno sospira?
O Dio, a che cosa può assomigliare quando volge lo sguardo, lo dica Amore, perchè io non lo saprei riferire (contare:spiegarlo – dichiarazione della sua incapacità ad esprimerlo): mi sembra (mi pare) a tal punto (cotanto) signora (donna: dal latino domina) di umiltà (di benevolenza), che ogni altra donna al suo confronto (ver’ di lei) può essere chiamata superba/sdegnosa (ira – antitesi umiltà/ira).
Non (anafora – non/non) si potrebbe raccontare (contar - climax) la sua bellezza/avvenenza (piagenza - provenzalismo), (sottolinea ancora il concetto dell’ineffabilità della bellezza femminile, come già aveva espresso al verso 6 ma mentre prima si trattava di un’impossibilità soggettiva, "i’ nol savria", ora è un’impossibilità assoluta "non si poria") dato che a lei si inchina ogni nobile virtù (vertute) e la bellezza la indica come sua dea.(la mostra - la donna appare come una manifestazione di virtù ideali ed in primo luogo della benignità/umiltà - vedi verso 7- e della bellezza)
La nostra mente (mente nostra) non fu mai (già) così elevata (alta) né fu posta in noi tanta grazia divina/perfezione (salute) da poterne adeguatamente (propiamente) avere conoscenza.