IL RIFUGIATO DELL’ABBAZIA
Ellis Peters



Il libro intitolato “Il rifugiato dell’Abbazia” è stato scritto da Ellis Peters, famosa autrice di gialli medievali.

La storia viene raccontata da un narratore esterno che riferisce, con una focalizzazione zero, le vicende accadute nell’anno 1140 nell’abbazia benedettina di Shrewsbury.
L’intreccio della storia seguito dal narratore non sempre coincide con la fabula, vi sono infatti diverse digressioni, ovvero analessi. E’ il caso della descrizione dell’origine storica delle monete rubate con lo scopo di arricchire il racconto con particolari che evidenzino il valore delle monete.

Le vicende sono illustrate con un alternarsi di sequenze narrative e dialogiche.

Il protagonista, che è anche il protagonista di tutta la serie di gialli di Ellis Peters, è Fratello Cadfael, monaco erborista, che vive nell’abbazia e che conduce le indagini e che alla fine svela l’enigma del giallo.

La tensione è palpabile fin dall’inizio della vicenda che ha avvio quando la tranquilla operosità del monastero viene stravolta dall’arrivo di una folla di scalmanati cittadini all’inseguimento di un giovane, Liliwin, il coprotagonista, che si rifugia all’interno della chiesa. L'accusa è tremenda: furto e omicidio. Da questo momento il racconto ruoterà tutto intorno a questo personaggio.

Nelle righe successive vengono introdotti, in veloce successione, i soggetti, più o meno importanti, di questo “thriller medievale”.

Uno dei principali antagonisti è il giovane neosposo Daniel Aurifaber che accusa dell’uccisione di suo padre Walter, orefice della città, e del furto del tesoro di famiglia, il saltimbanco musicista Liliwin. Quest’ultimo chiede ed ottiene 40 giorni di asilo nell’Abbazia. Durante questo periodo non troverà solo “un periodo di calma in cui il colpevole può esaminare la propria anima e l’innocente può prendere fiducia nella propria salvezza“ come si prevede, ma troverà anche la guida e l’aiuto di fratello Cadfael che si va sempre più convincendo, come il vicesceriffo Beringar (aiutante del monaco), della sua innocenza.

Fratello Cadfael si appassiona al caso e vuole salvare Liliwin da un'accusa ingiusta e perciò decide di non tornare al suo orto prima di aver sciolto questo intreccio che si sviluppa tra rivalità e passioni e che la precipitosa condanna di un innocente stava per occultare per sempre.

Il racconto si arricchisce via via di nuovi personaggi, come gli ulteriori numerosi componenti della famiglia degli Aurifaber (aiutanti involontari dell’antagonista) con la servetta Rannilt (aiutante del protagonista), il fabbro vicino di casa e i suoi aiutanti.

La vicenda non rimane localizzata nella abbazia ma ha ulteriori sviluppi nei dintorni di essa, la definizione spaziale varia quindi in relazione allo svolgimento dell’azione dei personaggi protagonisti in quel momento della scena, con una certa preponderanza dei luoghi aperti rispetto al luogo chiuso dell’abbazia.

Nel frattempo le indagini di fratello Cadfael e del vicesceriffo porteranno ad una soluzione inaspettata e dolorosa del caso, con la morte di uno dei due veri colpevoli (Susanna e il suo amante – antagonisti) e il riscatto del saltimbanco.

I personaggi principali vengono presentati in modo indiretto, cioè nello svilupparsi della storia attraverso il dialogo, mentre i personaggi secondari vengono presentati con una breve introduzione nel momento in cui intervengono nella narrazione.

L’unico personaggio dinamico della storia è il Vicesceriffo che parte da posizioni di accusa nei confronti di Liliwin per poi, rendendosi conto dell’innocenza del giovane, schierarsi a fianco di Fratello Cadfael nella ricerca dei veri colpevoli.

Soprattutto verso la fine vi sono mutamenti nei rapporti tra i personaggi, ad esempio nei confronti di Liliwin e della sua fidanzata Rannilt l’atteggiamento della gente, di fatto si capovolge, dall’iniziale astio e diffidenza si passa infatti all’ammirazione e riconoscenza.