L’IMPRESSIONISMO

L’IMPRESSIONISMO

L’impressionismo nasce in Francia intorno agli anni 60 dell’800 dall’incontro di giovani artisti accomunati dal desiderio di rifiutare la tecnica Accademica.
L’anno canonico di esposizione dell’Impressionismo fu il 1874 in cui gli artisti decidono di esporre le loro opere presso lo studio di un fotografo (Nadar, pseudonimo con cui è conosciuto Gaspard-Félix Tournachon). La fotografia infatti è un elemento essenziale per gli impressionisti per la sua capacità di catturare l’istante in una realtà che muta continuamente.
A differenza dei realisti che vogliono rappresentare obbiettivamente la realtà, gli impressionisti la vogliono rappresentare soggettivamente (nel modo in cui io la vedo in quell’istante, quindi non cosa vedo ma come lo vedo).
La fotografia ha cambiato il ruolo dell’arte di rappresentare in maniera più verosimile la realtà, l’arte non ha più un ruolo sociale e liberata da questo compito può diventare un mezzo espressivo di ciò che tu hai dentro nella realtà.
Il termine IMPRESSIONISMO è stato usato negativamente e coniato dal critico Leroy che pensò che questi artisti non riuscissero neanche a rappresentare la realtà.
La mostra del 1874 è solo la prima di ben altre 7 mostre impressioniste. Preferibilmente si rifiutano il bianco e il nero perché considerati “non colori”, i quadri impressionisti sono invece un ‘esplosione di colori.


GLI ARTISTI

Le personalità artistiche dei pittori impressionisti, Degas, Monet, Renoir e Manet, sono ben distinte ma li accomuna sostanzialmente il rifiuto dell’accademismo (che improntava invece le opere ammesse al Salon – esposizione annuale istituzionale che costituiva all’epoca la più importante rassegna d’arte).
Nella riflessione artistica ottocentesca realista il “moderno” diventava sempre più importante e gli impressionisti ne furono decisamente influenzati:

  1. Degas cominciò ad ispirarsi a temi contemporanei: i caffè di notte, le ballerine e i musicisti dei teatri, il fumo in un’infinità di variazioni legate ai tempi moderni (camini, locomotive, battelli a vapore, sigarette).
  2. Monet dipingeva la folla dei Boulevards parigini e i luoghi di campagna, inoltre dedicò una serie di dipinti alla stazione parigina di Saint-Lazare.

Dal punto di vista pittorico le basi del linguaggio impressionista si riconoscono dal modo di riprodurre gli effetti della luce e delle ombre sulla tela. L’esperienza della pittura en plein air aveva insegnato ai paesaggisti che le zone d’ombra non erano semplicemente più scure delle parti illuminate, né prive di colore: i loro valori cromatici erano sì più abbassati, e tuttavia i colori erano esattamente gli stessi. Ciò condusse al tentativo di rendere la terza dimensione, la profondità, abolendo l’impiego del nero.
L’esperienza romantica aveva valorizzato per prima le emozioni soggettive e il sentimento della natura, l’impressionismo ne rifiuta però la dimensione letteraria e storica, elimina gli spunti romanzeschi, le allegorie e i temi storici. Le fonti dell’impressionismo: arte giapponese, romanticismo, fotografia.
Gli artisti impressionisti continuavano ad incontrare grandi difficoltà a essere accettati al Salon (salvo l’eccezione talvolta di Manet), si fa perciò strada l’idea di una mostra collettiva organizzata autonomamente dal gruppo. Alla manifestazione, che ebbe luogo nel 1874 nello studio del fotografo Nadar, presero parte anche Cézanne e l’italiano De Nittis.


L’ARTE DA SALON E IL SALON DES REFUSÉS

Il Salon

Prima che si sviluppasse un sistema di gallerie private, l’unica vera occasione per pittori e scultori di farsi conoscere dal pubblico erano le esposizioni accademiche che periodicamente si tenevano nelle più importanti città europee. Il più importante era costituito dal "Salon de l’Académie des Beaux-Arts di Parigi". Una giuria di accademici (costituita dagli insegnanti dei diversi atelier) decideva dell'ammissione degli artisti; in questo modo venivano di solito favorite le opere degli allievi o comunque di chi si atteneva alle buone norme accademiche.
Il loro giudizio, basato sui canoni accademici tradizionali, era insindacabile. I temi più ricorrenti nell’arte da Salon erano legati alla pittura mitologica, storica e d’ispirazione letteraria, al ritratto e più limitatamente, al paesaggio.
Un esemplare modello di pittura da Salon può esser considerato il monumentale quadro di Thomas Couture I romani della decadenza o il Tepidarium di Theodore Chasseriau, entrambi soggetti storici ispirati all’antica Roma.

I romani della decadenza

I romani della decadenza, dipinto di Thomas Couture

Tepidarium

Tepidarium, dipinto di Theodore Chasseriau

La controesposizione

Un punto di svolta fu il Salon del 1863, caratterizzato dal rifiuto della Giuria di ammettere una grande quantità di opere giudicate di qualità inaccettabile. Tra queste vi erano alcuni dipinti di Manet.
Le polemiche e le proteste portarono alla creazione di controesposizione, all’interno della stessa esposizione, il Salon des Refusés (Salon dei Rifiutati), dove Courbet, Manet ed altri artisti potevano finalmente confrontarsi con l’arte ufficiale.
Manet espose tre quadri tra cui la famosa colazione sull’erba, pesantemente attaccata dalla critica.
Una tecnica analoga a quella di Manet è quella seguita dal pittore statunitense James Mac Neill Whisler nell’opera Ragazza in bianco, anch’essa esposta al salon des refuses, un’opera giocata su una composizione di diverse tonalità di bianco.
Al Salon trionfò la Nascita di Venere di Cabanel un quadro eseguito con estrema attenzione al disegno e precisione di dettagli.

Nascita di Venere

Nascita di Venere dipinto di Cabanel