VINCENT VAN GOGH

Gli inizi e il primo soggiorno a Parigi

L’olandese Vincent Van Gogh (Zundert 30 marzo 1853 - Auvers-sur-Oise 29 luglio 1890) arrivò piuttosto tardi alla pittura, incominciò infatti a disegnare da autodidatta.
La prima fase significativa dell’attività artistica di Van Gogh, resa possibile dal sostegno finanziario del fratello Theo, coincise con il periodo di Nuenen, dal nome della cittadina in cui l’artista si recò al seguito della famiglia. In questi anni egli guardava al mondo degli umili (i suoi modelli erano i pittori “ sociali”, Millet in primo luogo) e realizzò diversi dipinti per illustrare le durezze della vita contadina.
L’aspirazione principale dell’artista era quella di realizzare una rappresentazione convincente e per nulla edulcorata da propositi idealizzanti.


LE OPERE

Il quadro I MANGIATORI DI PATATE, raffigurante una misera famiglia intorno a un tavolo, riassume il senso del lavoro di quegli anni; è un’opera d’intonazione realistica, fondata su toni scuri, terrosi, ancora in sintonia con la tradizione olandese e il suo gusto per i forti contrasti di luce e di ombra.

I mangiatori di patate

Van Gogh: I mangiatori di patate

Nel 1886, respinto dall’Accademia di Anversa con la motivazione che non sapeva dipingere, Van Gogh si trasferì a Parigi. Il soggiorno parigino segnò un radicale rinnovamento stilistico, determinato dalla diretta conoscenza dell’impressionismo e del postimpressionismo: fu soprattutto influenzato da Seurat, Signac e Pissarro, dai quali derivò una tavolozza più chiara e il modo di stendere i colori a rapidi tocchi di pennello. Dalla più aggiornata cultura figurativa parigina gli derivarono anche alcuni nuovi soggetti: interni di caffè e di ristoranti e vedute, urbane e non, eseguite EN PLEN AIR. Per la trasformazione dei suoi modi furono d’altronde decisivi l’esempio di Gauguin, e il linearismo della grafica giapponese.


Arles e la stagione dei capolavori

Trasferitosi in Provenza, i diversi stimoli parigini si fusero in una pittura che aveva ormai raggiunto la maturazione fondata sull’assoluta libertà nell’uso del colore. Fu la stagione, breve ma intensa, dei suoi più noti capolavori: dai ritratti fino a LA CAMERA DA LETTO.

La camera da letto

Van Gogh: La camera da letto

Quest’ultima opera è cromaticamente risolta attraverso i rapporti dei tre colori fondamentali con i loro complementari: il rosso e il verde, il giallo e il viola, il blu e l’arancione.
Gauguin, che Van Gogh considerava un grande modello e maestro, lo raggiunse ad Arles nell’ottobre 1888, lì invitato con l’idea di costituire una sorta di comunità artistica. Insieme, i due dipinsero e confrontarono il proprio lavoro per un paio di mesi, finchè scoppiò tra loro una lite, risoltasi con la partenza di Gauguin e l’autoamputazione del lobo dell’orecchio sinistro da parte di Van Gogh. Dopo diversi ricoveri nell’ospedale di Arles, l’artista olandese decise di entrare nell’istituto per malati mentali di Saint- Remy de Provence, dove eseguì circa 150 quadri (tra cui un celebre allucinato AUTORITRATTO) che mostrano la sua ulteriore evoluzione stilistica.
La pennellata tende ora a un andamento contorto e vorticoso, mentre il colore, aggrumato e ispessito, assume qualità di materia.


Verso il superamento della visione naturalistica

Un’opera tipica di questo momento è la NOTTE STELLATA: la sua struttura compositivo è ancora quella tradizionale, ma il linguaggio tende al superamento della visione naturalistica

Notte stellata

Van Gogh: Notte stellata

Dopo un breve soggiorno a Parigi presso il fratello Theo, Van Gogh ritornò nel Mezzogiorno della Francia: questa volta ad Auvers-sur-Oise, dove eseguì gli ultimi lavori prima di suicidarsi con un colpo di pistola.


Appartiene a questa fase LA CHIESA DI AUVERS, costruita sul netto contrasto tra la luminosità del prato in primo piano e il fondo notturno.
Una simile arbitrarietà dei colori e le forzature prospettiche anticipavano i caratteri tipici dell’espressionismo.

Chiesa di Auvers

Van Gogh: La chiesa di Auvers

ANALISI D’OPERA

La berceuse (ritratto di madame roulin)

Van Gogh: La berceuse

Madame Roulin era la moglie di Joseph Roulin, responsabile dello smistamento della posta che giungeva per ferrovia ad Arles che Van Gogh ritrae varie volte nella sua divisa blu. L’artista dipinse almeno cinque diverse versioni del quadro.

LA BERCEUSE rappresenta l'archetipo della figura materna: il ritratto, nello schizzo originario che l’artista disegna su una lettera, doveva rappresentare il pannello centrale di un trittico, con ai lati due nature morte con i girasoli. I fiori, simboleggiavano gratitudine, costituivano un omaggio all’ARCHETIPO FEMMINILE rappresentato da Madame Roulin, LA BERCEUSE = colei che culla.
Van Gogh aveva un’idea mitica della donna, ispiratrice e portatrice dell’armonia necessaria alla creazione.
Il ritratto di Madame Roulin, che tiene in mano il cordone con cui dondola la culla, è un immagine simbolica della moglie e della madre, del suo potere consolatorio e pacificatore.
L’idea della donna protettrice è anche riconducibile a motivazioni psicologiche, infatti Van Gogh scrive che nelle sue ricorrenti crisi gli si presenta continuamente la visione della casa natale nel Brabante, fonte d’insicurezza, di un forte senso di solitudine, cui l’artista cerca di porre rimedio dipingendo ripetutamente una figura materna che diventi un’immagine sacra di consolazione, e che intende donare sia alla madre sia alla sorella.

Astrazione e stilizzazione delle forme: influenzato da Gauguin, Van Gogh dipinge la figura di Madame Roulin in modo stilizzato, accentuando le linee nere di contorno, al cui interno sono stese ampie campiture piatte di colore puro (la stessa maniera pittorica sarà impiegata dal pittore per i ritratti del marito, Joseph Roulin). La tecnica produce l’effetto di uno smalto CLOISONNE’ (così chiamato dai sottili listelli metallici – cloisons -che formano gli alveoli in cui si cola lo smalto), e ricorda la bidimensionalità tipica dell’arte giapponese.
Il chiaroscuro e le sfumature appaiono nella BERCEUSE totalmente assenti; la luminosità è ottenuta con l’accostamento di colori complementari. I colori della tappezzeria (i cui fiori sono più realistici rispetto alle versioni successive) sono scelti secondo gli stessi criteri di accordo cromatico, tanto che la figura non si stacca dal fondo, e sembra sullo stesso piano della ricca decorazione murale.
In seguito Van Gogh sconfesserà questa forma di astrazione, attribuendola all’influenza di Gauguin.

Armonia tra stile e soggetto: nelle varie lettere in cui parla del ritratto, Van Gogh ne sottolinea sempre una certa rozzezza formale ed espressiva. Ma nel momento in cui realizzò l’opera, il pittore guardò soprattutto a uno stile che fosse in armonia con il soggetto, con l’idea di una donna “veramente sposa e madre”.
Anche la posizione di Madame Roulin, seduta, con le mani in grembo, gli occhi persi in qualche pensiero malinconico, rimanda ad una rassegnazione tutta femminile, tipica della sposa e della madre che ha sacrificato tutto di sé.