PER UN ORGANO DI BARBERIA
Sergio Corazzini

TESTO

I
Elemosina triste
di vecchie arie sperdute,
vanità di un'offerta
che nessuno raccoglie!
Primavera di foglie
in una via diserta!
Poveri ritornelli
che passano e ripassano
e sono come uccelli
di un cielo musicale!
Ariette d'ospedale
che ci sembra domandino
un'eco in elemosina!

II

Vedi: nessuno ascolta.
Sfogli la tua tristezza
monotona davanti
alla piccola casa
provinciale che dorme;
singhiozzi quel tuo brindisi
folle di agonizzanti
una seconda volta,
ritorni su' tuoi pianti
ostinati di povero
fanciullo incontentato,
e nessuno ti ascolta.

PARAFRASI

I vecchi motivi musicali (vecchie arie sperdute) [suonati dall’organetto] sono come un’elemosina triste (perché nessuno vi presta attenzione) che nessuno ascolta (raccoglie - quindi inutile, vana).
Essi sono come germogli primaverili (primavera di foglie) in una via deserta [quindi nessuno può apprezzarli quindi ribadisce che la loro bellezza è inutile].
I poveri (perché nessuno li ascolta)  ritornelli sono ripetuti sempre uguali (passano e ripassano) e sono come uccelli che volano nello stesso scorcio di cielo che vibra di note musicali.
Sono musichette di ospedale (ariette d’ospedale nel senso che sono tristi, fiacche e malate) che sembrano voler elemosinare solo un po’ (un’eco) di interesse.

Vedi [il poeta si rivolge all’organetto]: nessuno ascolta.
Diffondi (sfogli) la tua tristezza monotona (perché ripete sempre lo stesso motivo) davanti alla piccola casa provinciale (meschina e ammalata di solitudine) che dorme; suoni (singhiozzi – i suoni riecheggiano come singhiozzi) un’altra volta (una seconda volta) quel brindisi (c’è una probabile allusione al brindisi della Traviata) assurdamente festoso (folle – il suono dell’organetto che sembra un singhiozzo contrasta fortemente con l’allegria del brindisi e perciò viene dichiarato folle come se fosse cantato da agonizzanti) di gente che sta per morire (agonizzanti), continui come un pianto ostinato di un fanciullo scontento [similitudine - la musica dell’organetto è assimilata al pianto di un fanciullo] a cui nessuno dà retta.


Analisi e commento:

Questa lirica fa parte della raccolta Piccolo libro inutile del 1906.
L’oggetto scelto da Corazzini per questa sua lirica è un semplice organetto che diffonde le sue vecchie e monotone arie in una via deserta e che diventa simbolo di una condizione esistenziale fatta di rinunce, delusioni e frustrazioni. La musica dell’organetto è la stessa voce del poeta che inutilmente cerca di comunicare con i propri simili ma nessuno lo ascolta e le sue parole si perdono nell’indifferenza generale. Sergio Corazzini constata amaramente che la poesia, come del resto la vita stessa, è qualcosa di inutile: un lamento di fanciullo destinato a rimanere senza risposta.
Le vie deserte, le vecchie arie musicali, la piccola casa provinciale, l’organetto, il pianto del fanciullo, ogni termine trasmette malinconia e desolazione.

Metrica:

Due strofe di diversa lunghezza, rispettivamente di tredici e di dodici settenari, con rime irregolari. Il poeta utilizza un lessico semplice e comune, molto vicino al parlato ed un metro privo di musicalità per ottenere un andamento volutamente prosastico e discorsivo che dia l’impressione di una cadenza sciatta e dimessa.