IL RITRATTO DI SEMPRONIA
(La Congiura di Catilina, Capitolo XXV, par. 1/5)
Sallustio



TESTO
  1. Sed in iis erat Sempronia, quae multa saepe virilis audaciae facinora conmiserat.
  2. Haec mulier genere atque forma, praeterea viro liberis satis fortunata fuit; litteris Graecis et Latinisdocta, psallere et saltare elegantius, quam necesse est probae, multa alia, quae instrumenta luxuriae sunt.
  3. Sed ei cariora semper omnia quam decus atque pudicitia fuit; pecuniae an famae minus parceret, haud facile discerneres; lubido sic accensa, ut saepius peteret viros quam peteretur.
  4. Sed ea saepe antehac fidem prodiderat, creditum abiuraverat, caedis conscia fuerat; luxuria atque inopia praeceps abierat.
  5. Verum ingenium eius haud absurdum: posse versus facere, iocum movere, sermone uti vel modesto vel molli vel procaci; prorsus multae facetiae multusque lepos inerat.
TRADUZIONE E ANALISI
  1. Ma tra questi (in iis – tra i congiurati) vi era Sempronia, che spesso aveva commesso molte azioni (facinora – accusativo plurale) sfrontate (virilis audaciae – genitivo di qualità – letteralmente = di virile audacia; l’accostamento dei 2 termini vuole sottolineare la sfrontatezza della donna).
  2. Questa donna fu abbastanza (satis) fortunata per la stirpe e l'aspetto (genere…forma – ablativi di limitazione), e inoltre (praeterea) per il marito e i figli (viro liberis – ablativi di limitazione); era [erat sottinteso] istruita (docta) nelle lettere greche e latine (litteris Graecis et Latinis – ablativo di limitazione), nel suonare la cetra (psallere - grecismo) e nel ballare più elegantemente (elegantius - comparativo di maggioranza di eleganter) di quanto fosse necessario per una donna onesta (probae – dativo di vantaggio di aggettivo sostantivato), e inoltre in molte altre cose  (multa alia – accusativo di relazione) che sono strumenti di dissolutezza.
  3. Ma per lei fu sempre tutto (omnia – aggettivo sostantivato) più gradito (cariora – comparativo di maggioranza di carus) del decoro e del pudore; tu (tu sottinteso con valore impersonale) non avresti potuto capire (discerneres – congiuntivo imperfetto di discernere) facilmente se lei avesse meno misericordia (parceret – da parcere = avere misericordia; regge i 2 dativi: pecuniae e famae) per il denaro (pecuniae – dativo di vantaggio) o per la fama (famae – dativo di vantaggio); la libidine (lubido – sta per libido) [era] così ardente che ricercava gli uomini più spesso (saepius - comparativo di maggioranza dell'avverbio saepe) di quanto fosse cercata da loro.
  4. Ma spesso quella in precedenza aveva tradito un giuramento, negato un debito, era stata complice di un delitto; per la lussuria (luxuria – ablativo di causa) e la povertà (inopia – ablativo di causa) era caduta a capofitto (praeceps – letteralmente: a testa in giù; praeceps deriva da prae + caput).
  5. Eppure (verum) il suo ingegno non [era] spregevole: era in grado (posse – infinito storico che regge facere, movere, uti) di comporre versi, suscitare il riso, adoperare (uti – infinito di utor, uteris, usus sum, uti – regge l’ablativo sermone) un linguaggio (sermone - ablativo) modesto o languido o sfrontato; insomma (prorsus), [in lei] c'era (inerat – imperfetto - composto di sum: insum, ines, infui, inesse – regge il complemento di stato in luogo sottinteso: in ea = in lei ) molta arguzia e molta grazia.


Commento:

Tema:

Il ritratto di Sempronia presenta molte analogie, sia strutturali che lessicali, con il ritratto di Catilina, del cap. V dell’opera di Sallustio, De Catilinae coniuratione.  Anche in questo capitolo infatti i periodi sono brevi, secchi e l’aggettivazione è particolarmente curata.
Sempronia viene accusata di far parte del gruppo dei congiurati in quanto pare avesse infatti offerto la propria casa per un incontro tra i congiurati e gli ambasciatori della popolazione gallica degli Allobrogi.
Sallustio fa una descrizione che tiene conto tanto dei pregi quanto dei vizi di questa matrona ed anche il suo giudizio è nello stesso tempo di lode e di biasimo. Diversamente dal ritratto di Catilina, dove le doti venivano richiamate nella prima parte del brano per essere poi schiacciate dai vizi e dall’immoralità descritti nella parte finale, in questo caso, alla conclusione del capitolo, Sallustio si sofferma su un nucleo di qualità positive (il saper comporre versi, suscitare il riso, il saper usare un linguaggio adatto ad ogni situazione) di Sempronia che contrastano con la descrizione dei paragrafi precedenti.

Forma metrica:

I periodi sono brevi e accostati spesso senza alcuna congiunzione.
Spicca l’utilizzo della variatio sintattica, ad esempio l’aggettivo docta (par. 2) può reggere sia l’ablativo litteris, sia l’infinito psallere e saltare elegantius, sia l’accusativo multa alia.
Sallustio utilizza antitesi e voces mediae, ovvero termini che possono avere più significati che, a seconda del contesto, possono essere di accezione positiva o negativa; ad esempio:

  • audacia che può significare sia coraggio che sfrontatezza/sventatezza, come nel caso di Sempronia ulteriormente sottolineata dall’accostamento con l’aggettivo virile;
  • facinora, da facinus, facinoris, sostantivo di terza declinazione  Questo termine possiede un significato negativo (misfatto, delitto) ed uno neutro (fatto/azione).

La conclusione (par.5) rappresenta un esempio di inconcinnitas stilistica sallustiana: inizia con una frase nominale (ingenium eius haud absurdum), continua con un infinito storico (posse) e termina con un indicativo imperfetto (inerat).

Figure retoriche:

sed anafora – la congiunzione sed  viene ripetuta anaforicamente all’inizio di alcuni paragrafi non con valore avversativo ma per concatenare la presentazione di Sempronia (par.1 – 3 - 4)
fidem prodiderat, creditum abiuraverat, caedis consciaclimax (par. 4)
prodiderat...abiuraverat...fuerat...abierat - omoteleuto, figura retorica che si ha quando più parole terminano in maniera simile (par. 4)
modesto… molli… procaci climax (par. 5)
facetiae…leposendiadi (par. 5)