DANTE ALIGHIERI



VITA

Dante (il nome è il diminutivo di Durante) nasce a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà (da Alighiero di Bellincione e dalla sua prima moglie Bella degli Abati), nel maggio o giugno del 1265.
Nel 1285 circa sposa Gemma Donati (destinatagli dalla famiglia fin dal 1277).
Nella sua formazione culturale ha un ruolo importante Brunetto Latini, di cui Dante si dichiara discepolo (Inferno, XV, 82-87). Anche l’amicizia con Guido Cavalcanti influenza l’arte poetica dantesca, unitamente ai poeti stilnovisti e ai poeti bolognesi, come Guinizzelli.
Partecipa attivamente alla vita politica dell’epoca schierandosi dalla parte dei Guelfi Bianchi (fazione dei Guelfi che perseguiva una politica di autonomia contrapponendosi ai Guelfi Neri, legati invece al papato e sostenuti da Papa Bonifacio VIII).
Quando i Guelfi Neri salgono al potere iniziano una violenta repressione degli avversari politici, tra cui Dante che viene condannato a morte  e alla confisca dei beni. Da quel momento (1302) per Dante, che si trovava fuori Firenze, inizia un lungo periodo d’esilio ed un errabondo viaggio presso varie corti dell’Italia centro-settentrionale alla ricerca di protezione e ospitalità. Egli non farà mai più ritorno a Firenze.
Dopo Bologna, Lucca (pare), Verona, Venezia e forse altre città venete, si stabilisce infine a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta. E’ a Ravenna che il Poeta, dopo aver terminato il cantico del Paradiso, muore per una malattia a 56 anni, la notte fra il 13-14 settembre del 1321.



OPERE

Da Dante prende origine tutta la tradizione letteraria italiana ed egli costituisce una figura centrale per tutta la letteratura europea.
La sua produzione letteraria è multiforme: poetica, letteraria, di impegno civile. Egli sperimenta le più disparate tecniche, temi e stili. Scrive opere in volgare ed anche in latino. La scelta della lingua varia anche in base ai destinatari delle sue opere, quindi scrive in volgare quando l’opera è per un pubblico più esteso ed in latino per i dotti, gli accademici. La scelta linguistica del volgare è perseguita e difesa da Dante con determinazione e fa di lui il padre della lingua e della letteratura italiana. Il volgare di Dante avrà come base il dialetto fiorentino arricchito dal punto di vista lessicale attraverso latinismi e neologismi.
Esordisce come poeta nell’ambito del Stilnovismo.
Nella sua produzione spiccano:

RIME

E’ un insieme eterogeneo di 54 poesie. Raccolgono scritti della giovinezza e della maturità, alcuni appartengono allo “Stilnovo”.

VITA NUOVA

Opera autobiografica in versi e in prosa, che narra l’amore di Dante per Beatrice, idealizzata come figura angelica, fonte di virtù. Si riconoscono i principi fondamentali dello stilnovismo.

CONVIVIO

Incompiuta, è un’opera scritta in volgare incentrata sull’analisi di alcuni aspetti della cultura del tempo. Ha ambizioni enciclopediche e vuole rappresentare un simbolico “banchetto di sapienza” (da qui il titolo). In origine prevedeva la pubblicazione di 15 libri ma si è interrotta al IV libro.

DE VULGARI ELOQUENTIA

Incompiuta, è un’opera scritta in latino sull’origine e sulla natura della lingua italiana.

MONARCHIA

Trattato politico, scritto in latino, sui rapporti tra il Papato e l’Impero. Tre i concetti cardine approfonditi:
  • necessità della monarchia universale;
  • esaltazione dell’impero romano;
  • autonomia delle due massime autorità, quella papale e quella imperiale, derivanti direttamente da Dio.

COMMEDIA (cui poi fu aggiunto l’appellativo “divina”)

E’ il capolavoro di Dante, narra il viaggio del Poeta nell’oltretomba, guidato prima da Virgilio e poi da Beatrice. E’ divisa nelle 3 cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso.


LA TERZINA DANTESCA

La terzina dantesca, o “terza rima”, o terzina a rima incatenata, è una strofa inventata da Dante ed utilizzata nella Divina Commedia, che consiste in 3 versi endecasillabi rimati secondo lo schema ABA, quindi il primo e il terzo rimano tra loro, mentre il secondo rima con il primo e il terzo della terzina successiva. Si crea quindi una sorta di catena in cui ciascuna terzina si aggancia alla successiva.

Ad esempio, riferendoci alla I terzina del III Canto:

  • Per me si va ne la città dolente,
  • per me si va ne l'etterno dolore,
  • per me si va tra la perduta gente.

Lo schema della rima è: ENTE – ORE – ENTE

La terzina successiva rimerà il I verso e il III verso con il II della precedente (ORE), infatti:

  • Giustizia mosse il mio alto fattore;
  • fecemi la divina potestate
  • la somma sapïenza e 'l primo amore.

In questo modo il verso centrale continuerà a costituire una nuova rima fino all’ultima terzina del canto che si concluderà con un verso scempio (rilevato) che rima con l’ultimo verso interno (vermiglia  - e caddì come l’uom cui sonno piglia).