ODI ET AMO
(Liber, Carmina LXXXV)
Catullo



TESTO

Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.

Nescio, sed fieri sentio et excrucior.

PARAFRASI

Odio (odi – verbo difettivo che si usa solo nella forma derivate  dal perfetto in questo caso è un perfetto logico con valore di presente) e amo. Forse (fortasse - allitterazione faciam e fortasse) tu chiedi, perché io faccia (faciam – cong. pres. - esprime il fare un’azione volontaria) ciò (id – acc. plur. neutro da is, ea, id)?
Non so (nescio - richiamo fonico tra nescio e sentio), ma sento (sentio) che accade (fieri – esprime ciò che accade fuori dalla previsione umana), e mi tormento (excrucior – deriva da crux = mettere in croce).



Analisi e commento:

Con due soli versi Catullo riesce con efficacia a rendere la situazione emotiva di un amore lacerato da sentimenti opposti. La brevità ed essenzialità della lirica, elemento tipico di questo genere letterario, condensano in un epigramma il lacerante dissidio interiore e ne fanno un esempio di sintesi espressiva.

Metrica:

Distico elegiaco. Il ritmo della lirica è reso dai brevi periodi e dalle forti pause.

Paradigma verbi:

odi - ind pf. da odi, odisti, odisse, difett. = odiare
amo - ind. pres. da amo, as, avi, atum, are, 1 con. = amare
requiris - ind. pres. da requiro, is, quisivi, quisitum, ere, 3 con. = chiedere
faciam - cong. pres. da facio, is, feci, factum, ere = fare
nescio - ind. pres. da nescio, is, ivi, itum, ire = non sapere
sentio - ind. pres.da sentio, is, sensi, sensum, ire, 4 con. = sentire
fieri - inf. pres. da fio, fis, factus, sum, fieri (passivo di facio) irreg. = accadere
excrucior - ind. pres. pass. da excrucio, as, avi, atum, are , 1 con. = tormentare