IL PALOMBARO
Corrado Govoni
Il Palombaro è una poesia visiva e rappresenta una serie di disegni "a tema" tracciati con linee intenzionalmente infantili corredati commenti e scritte con calligrafia da scolaro.
Il testo è costituito dalle parole e descrizioni che fanno da commento alle immagini; in sostanza si tratta di analogie disegnate. Parole e disegni sono disposti in modo da creare la sensazione di un movimento ondulante, per ricreare la sensazione di essere in un fondale marino, e conferire all'ambiente sottomarino una scenografia vibrante di vita.
La poesia racconta l’immersione di un Palombaro nell’animato mondo sottomarino.
Secondo i canoni futuristi, e la consuetudine di Govoni, abbondano metafore e analogie, per citarne alcune:
- la medusa viene definita "ombrello di mendicante";
- i rametti di corallo vengono definiti "primavera metallizzata dei coralli";
- l'oloturia è il "sacco verminoso di cenciaiuolo";
- l'attinia (chiamata anche anemone di mare) viene indicata come il "ceppo insanguinato dove lasciarono i capelli serpini le sirene decapitate";
- il Palombaro, munito di accetta, viene definito in vari modi: dapprima uno "spauracchio", un "burattino inteso a divertire i pesci", un "acrobata profondo", ma poi diventa un "becchino mascherato che ruba cadaveri d’annegati", "assassino ermetico", "boia sottomarino". E’ quindi una presenza minacciosa e ostile collegata con l'esterno tramite quella che viene definita una "lenza", un "cordone ombelicale", proveniente dalla superficie del mare.