IMITAZIONE
Giacomo Leopardi

TESTO
  1. Lungi dal propio ramo,
  2. Povera foglia frale,
  3. Dove vai tu? Dal faggio
  4. Là dov'io nacqui, mi divise il vento.
  5. Esso, tornando, a volo
  6. Dal bosco alla campagna,
  7. Dalla valle mi porta alla montagna.
  8. Seco perpetuamente
  9. Vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro.
  10. Vo dove ogni altra cosa,
  11. Dove naturalmente
  12. Va la foglia di rosa,
  13. E la foglia d'alloro.
PARAFRASI

Staccata dal proprio ramo, povera foglia fragile (frale: debole, in balia del vento; foglia frale è un’allitterazione),
dove vai?
Il vento mi ha portato via dal faggio su cui sono cresciuta, mi staccò (mi divise) il vento.
Esso (il vento) cambiando di volta in volta direzione (tornando) volando sul bosco, sulla campagna, mi porta dalla valle alla montagna.
Con il vento (seco) vado continuamente come un pellegrino, e non so nient'altro (e tutto l’altro ignoro: ignoro tutto ciò che sia diverso da questo essere portata dal vento; risponde all’interrogativo del v.3).
Vado dove vanno tutte le altre cose, dove va naturalmente (naturalmente: per legge di natura)  la foglia di rosa e la foglia d'alloro (forse si tratta di un riferimento alla fugacità della bellezza e della gloria).


Analisi e commento:

Questa poesia leopardiana è una libera interpretazione della strofa in ottonari “La feuille” di Antoine-Vincent Arnault, da ciò il titolo: Imitazione. Non si conosce con esattezza la data della sua composizione: alcuni studiosi (tra cui Carducci) propendono per il 1818, fondandosi sul fatto che il testo francese de “La feuille” apparve, anonimo e senza titolo, sullo “Spettatore Italiano”, come epigrafe di un articolo su La Malinconia; altri la collocano molto più tardi, dopo il 1928 in base al fatto che il linguaggio e la particolare sintassi poetica fanno pensare a un Leopardi più maturo, vicino a quello dei grandi idilli.
L’imitazione fu pubblicata per la prima volta nei Canti, editore Starita di Napoli del 1835.
Nel confronto con la poesia di Arnault emerge la maggiore poeticità della lingua italiana rispetto a quella francese ed inoltre Leopardi riesce più efficacemente a rendere il rapporto sottinteso tra il destino della foglia e quello dell’uomo.

Metrica:

Strofa libera di 13 endecasillabi e settenari.