PRELUDIO
Emilio Praga
- Noi siamo i figli dei padri ammalati:
- aquile al tempo di mutar le piume,
- svolazziam muti, attoniti, affamati,
- sull'agonia di un nume.
- Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
- e già all'idolo d'or torna l'umano,
- e dal vertice sacro il patriarca
- s'attende invano;
- s'attende invano dalla musa bianca
- che abitò venti secoli il Calvario,
- e invan l'esausta vergine s'abbranca
- ai lembi del Sudario...
- Casto poeta che l 'Italia adora,
- vegliardo in sante visioni assorto,
- tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!
- Cristo è rimorto !
- O nemico lettor, canto la Noia,
- l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
- il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia,
- il tuo cielo, e il tuo loto !
- Canto litane di martire e d'empio;
- canto gli amori dei sette peccati
- che mi stanno nel cor, come in un tempio,
- inginocchiati.
- Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro,
- e l'Ideale che annega nel fango...
- Non irrider, fratello, al mio sussurro,
- se qualche volta piango:
- giacché più del mio pallido demone,
- odio il minio e la maschera al pensiero,
- giacché canto una misera canzone,
- ma canto il vero!
Noi siamo gli eredi della generazione dei romantici (padri ammalati, ammalata perchè è la generazione romantica in crisi di valori, combattuta tra realtà e idealità); aquile nel periodo della muta (quando sono incerte tra il desiderio e il timore di spiccare il volo), voliamo (svolazziam, suggerisce l'idea di un movimento privo di meta precisa) senza meta, stupiti, affamati, sul declino di un nume (alcuni sostengono voglia riferirsi a Manzoni, altri a Dio).
L’arca (dove Mosè ripose le tavole della legge) è lontana (nebbia remota), l’uomo sta tornando a adorare il vitello d’oro (idolo d’or – il denaro), e invano si attende il ritorno di Mosè (il patriarca) dalla cima del monte Sinai (vertice sacro) [metafora che attraverso i riferimenti alla storia ebraica vuole significare l'allontanamento dell'uomo dai valori religiosi e dalle certezze di salvezza di un tempo];
Viene atteso invano dalla poesia cristiana (musa bianca), e invano la vergine ormai stanca (esausta), che per venti secoli si ispirò ai valori religiosi (abitò...Calvario), si aggrappa al lenzuolo in cui fu avvolto Cristo morto (Sudario).
Manzoni (casto poeta, casto sia per la purezza dei suoi personaggi femminili, sia per la semplicità del costume di vita personale) che l’Italia adora, autorevole (vegliardo, l'età avanzata, 79 anni, gli conferisce autorevolezza) e profondamente intento nei suoi religiosi pensieri (in sante visioni assorto), puoi anche morire, così come Cristo è morto di nuovo (Cristo è rimorto ! - annuncio che toglie ogni speranza di salvezza), è giunta l’ora degli avversari del cristianesimo (degli antecristi è l’ora, allude ai poeti ribelli scapigliati).
O nemico lettor (il lettore è definito nemico perchè l'autore lo sente ostile alla poesia degli Scapigliati), io canto la Noia [tematica baudelairiana], che è il prodotto della perdita di ogni fede e certezza, che domina e tormenta (che è: il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia), la noia è il tuo cielo e il tuo fango (loto, ovvero la noia è allo stesso tempo il protendersi verso l'ideale ma anche degradazione e abbruttimento).
Canto le litanie (litane) del martire (perchè tormentato dal bisogno di ideale) ma anche dell'empio (perchè nega e bestemmia ogni fede positiva), canto i sette peccati capitali che stanno nel cuore del poeta, inginocchiati come in un tempio.
Canto le sensazioni intense dell’immergersi dell’immaginazione nel cielo (che rappresenta l'ideale) e i loro miseri cedimenti…
Non disprezzarmi, fratello (è sempre riferito al lettore, la cui considerazione oscilla tra i due opposti poli del nemico e del fratello), se qualche volta sommessamente piango.
Giacché più del mio tormento interiore (pallido demone che lo consuma e lo trascina nella degradazione), odio le finzioni (minio, il belletto, la maschera che impedisce di osservare la realtà nella sua crudezza) che abbelliscono e falsificano il pensiero, anche se canto un misero componimento lirico, ma racconto cose vere.