IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Ugo Foscolo

TESTO
  1. Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo
  2. di gente in gente, me vedrai seduto
  3. su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
  4. il fior de’ tuoi gentili anni caduto.
  5. La madre or sol, suo dì tardo traendo,
  6. parla di me col tuo cenere muto:
  7. ma io deluse a voi le palme tendo;
  8. e se da lunge i miei tetti saluto,
  9. sento gli avversi Numi, e le secrete
  10. cure che al viver tuo furon tempesta,
  11. e prego anch’io nel tuo porto quiete.
  12. Questo di tanta speme oggi mi resta!
  13. Straniere genti, l’ossa mia rendete
  14. allora al petto della madre mesta.
PARAFRASI

Un giorno, se io non andrò sempre spostandomi in esilio (fuggendo, Foscolo fu esule per gran parte della sua vita), mi vedrai seduto sulla tua tomba (pietra, metonimia, sta per 'tomba'; è frequente nella poesia sepolcrale), o mio fratello, a piangere (gemendo) la tua giovane vita , stroncata nel suo fiorire (fior...caduto - metafora che assimila la giovinezza a un fiore).
Ora solo nostra madre, trascinando la propria vecchiaia (suo dì tardo traendo, allitterazione; dì tardo è metafora per indicare il declino della vita), parla di me alle tue spoglie mute (cenere muto, cenere è al maschile, forma eletta in uso anche nella lirica cinquecentesca, ripresa da un verso di Catullo). Ma io non posso che tendere a voi inutilmente (deluse, qui vale 'invano') le mani e salutare solo da lontano (Foscolo si trovava allora a Milano) la mia casa (i miei tetti - sineddoche), avverto gli dei ostili (avversi Numi - metonimia) e gli affanni interiori (le secrete cure) che sconvolsero la tua vita (spingendoti al suicidio) come una tempesta, e invoco anche io la pace della morte (porto, nella tradizione è metafora frequente della morte come ultimo approdo all'esistenza e porto tranquillo in cui l'uomo trova rifugio dalla tempesta).
Fra tante speranze questa sola mi resta! Gente straniera (si riferisce ai popoli stranieri tra i quali il poeta presagisce di dover morire esule), restituite le mie spoglie alle braccia dell’ addolorata madre quando morirò (allora).


Analisi e commento:

Il sonetto “In morte del fratello Giovanni” è dedicato appunto al fratello Giovanni che si era ucciso, ventenne, nel 1801, a Venezia per motivi legati a debiti di gioco.
In questa opera appaiono diversi temi tipicamente foscoliani come il tema dell’esilio inteso come la divisione del proprio nido familiare; il tema della morte come luogo di quiete e di pace, con la speranza che le proprie ossa vengano poi confortate da un pianto familiare. Importante e significativa è l’immagine della madre che ha un colloquio con il figlio morto parlandogli di quell’altro figlio vivo e lontano.
Nelle sue opere ricorre spesso il ricordo della famiglia, il sentirsi solo e l’aver bisogno, come in questo caso, dell’affetto materno almeno dopo la morte. Secondo Foscolo la morte è tranquillità, pace, il non dover affrontare la vita, a lui troppo stretta. Foscolo esprime l’amore verso la famiglia, il dolore che prova per la morte giovane del fratello, la delusione nei confronti del destino e spera solo nella quiete della morte.

Metrica:

Sonetto italiano formato da due quartine e due terzine. I versi sono tutti endecasillabi (formati da 11 sillabe), rimati ABAB ABAB CDC DCD.
Vi sono numerose figure retoriche ed enjambement. L’Enjambement si verifica quando un’espressione, anziché concludersi alla fine del verso, continua nel verso seguente. Es. le secrete cure (v.9-10).
Stilisticamente vi sono molte reminiscenze di autori classici, in particolare la prima strofa si richiama al tema analogo di un carme del poeta latino Catullo: in morte del fratello.