I FIUMI
Giuseppe Ungaretti

TESTO
  1. Mi tengo a quest’albero mutilato
  2. Abbandonato in questa dolina
  3. Che ha il languore
  4. Di un circo
  5. Prima o dopo lo spettacolo
  6. E guardo
  7. Il passaggio quieto
  8. delle nuvole sulla luna
  9. Stamani mi sono disteso
  10. In un’urna d’acqua
  11. E come una reliquia
  12. Ho riposato
  13. L’Isonzo scorrendo
  14. Mi levigava
  15. Come un suo sasso
  16. Ho tirato su
  17. Le mie quattro ossa
  18. E me ne sono andato
  19. Come un acrobata
  20. Sull’acqua
  21. Mi sono accoccolato
  22. Vicino ai miei panni
  23. Sudici di guerra
  24. E come un beduino
  25. Mi sono chinato a ricevere
  26. Il sole
  27. Questo è l’Isonzo
  28. E qui meglio
  29. Mi sono riconosciuto
  30. Una docile fibra
  31. Dell’universo
  32. Il mio supplizio
  33. È quando
  34. Non mi credo
  35. In armonia
  36. Ma quelle occulte
  37. Mani
  38. Che m’intridono
  39. Mi regalano
  40. La rara
  41. Felicità
  42. Ho ripassato
  43. Le epoche
  44. Della mia vita
  45. Questi sono
  46. I miei fiumi
  47. Questo è il Serchio
  48. Al quale hanno attinto
  49. Duemil’anni forse
  50. Di gente mia campagnola
  51. E mio padre e mia madre.
  52. Questo è il Nilo
  53. Che mi ha visto
  54. Nascere e crescere
  55. E ardere d’inconsapevolezza
  56. Nelle estese pianure
  57. Questa è la Senna
  58. E in quel suo torbido
  59. Mi sono rimescolato
  60. E mi sono conosciuto
  61. Questi sono i miei fiumi
  62. Contati nell’Isonzo
  63. Questa è la mia nostalgia
  64. Che in ognuno
  65. Mi traspare
  66. Ora ch’è notte
  67. Che la mia vita mi pare
  68. Una corolla
  69. Di tenebre
PARAFRASI

La prima strofa è descrittiva:
Sto vicino (mi tengo) a questo albero schiantato dalle bombe (quest’albero mutilato: squarciato da una bomba. Con la scelta del verbo mutilato l’albero viene umanizzato - personificazione. Inoltre mutilato suggerisce anche un'implicita analogia tra l'albero, che le bombe hanno ridotto a un troncone, e gli uomini mutilati dalle ferite ricevute in guerra) abbandonato (abbandonato: può essere riferito sia al poeta sia all'albero; l'ambiguità è voluta da Ungaretti e contribuisce al caricare di tristezza e squallore la descrizione) in questo avvallamento (dolina: cavità naturale, tipica della zona carsica, dovuta all'erosione delle acque nei terreni calcarei) che ha la tristezza malinconica (languore: abbandono, malinconia, desolazione) di un circo equestre vuoto (similitudine) e osservo il passaggio tranquillo delle nuvole sulla luna (è notte, contemplando la natura il poeta ritrova serenità).
Con la seconda strofa inizia la rievocazione di quanto avvenuto quella giornata:
Stamattina mi sono immerso nell’acqua (urna: è una parola derivata dal latino, scelto per conferire sacralità all’azione che assume il valore di un rito di purificazione) e come una  reliquia (similitudine – anche questo termine è scelto per trasmettere un senso di sacralità; urna e reliquia sono in stretto rapporto) ho riposato (l’acqua avvolge come in un’urna il corpo del poeta che vi riposa come una preziosa reliquia – la metafora dà solennità ad un gesto banale quanto quello di fare il bagno nel fiume).
L’ Isonzo (il fiume che scorre lungo l'altopiano del Carso) scorrendo mi levigava come un suo sasso  (similitudine – come toglie la ruvidezza ai sassi, levigandoli, lo scorrere dell’acqua, toglie le asperità e le durezze che la vita di guerra ha determinato sul fante-poeta). Mi sono rialzato (ho tirato su – comunica il senso di pietà che il poeta prova per se stesso) e sono uscito dall’acqua camminando in bilico sui sassi (come … acqua: il fondo accidentato e sassoso del fiume lo fa camminare con difficoltà; l'immagine dell'acrobata – similitudine - si riferisce alla difficoltà di stare in equilibrio sui sassi scivolosi).
Mi sono accovacciato vicino alla mia divisa di soldato, lacera e sporca (sudici di guerra – valore simbolico dell’immagine, il togliersi la divisa corrisponde ad allontanarsi almeno temporaneamente dagli orrori della guerra) e come un beduino (similitudine - come un nomade arabo che vive nei deserti. Il paragone nasce dal ricordo dell'infanzia e dell'adolescenza trascorse in Egitto e anticipa la successiva evocazione del fiume Nilo) mi sono chinato verso il sole per asciugarmi (Ungaretti si piega quasi imitando l'atto della preghiera islamica. Anche quest’immagine è simbolica,  l’azione viene presentata infatti come un gesto rituale e non come il banale asciugarsi dopo il bagno).
Nelle acque dell’Isonzo, più che in ogni altro luogo, mi sono sentito parte dell’universo (mi … universo: il fante-poeta, facendo quel "bagno purificatore" nell'Isonzo, liberandosi delle brutture della guerra, si è sentito in armonia con l'universo intero), come una docile, piccola parte del tutto (docile – ubbidiente; fibra - un filo).
Con la sesta strofa inizia la parte riflessiva in cui il poeta affronta il tema cardine: il bagno nell’Isonzo rappresenta un momento di armonia con la natura che spinge il poeta a ricordare momenti simili nel proprio passato di contatto con altri fiumi.
Il mio tormento (il mio supplizio) è non sentirmi in armonia con l'universo, estraneo al mondo (in armonia: E' evidente l'allusione all'abbrutimento della guerra, che annebbia lo spirito).
Ma le invisibili mani del fiume (occulte mani: le acque dell’Isonzo sono come delle mani nascoste e misteriose della natura - personificazione), che mi bagnano, mi impregnano di una linfa o di un liquido vitale (m'intridono penetrano nell'intimo del poeta e lo mettono in comunione con la natura. Ungaretti scrive: "Sono le mani eterne che foggiano assidue il destino di ogni essere vivente") e mi regalano una  rara felicità  (la felicità di sentirsi in armonia con la natura).
Con questa strofa inizia la parte rievocativa della lirica.
Ho ripercorso (ripassato: Le acque dell'Isonzo ricordano a Ungaretti i momenti della sua vita legati ad altri fiumi) i momenti fondamentali (le epoche) della mia vita.
La terza parte della poesia si caratterizza per l’anafora che dà inizio ad ogni strofa (questi, questo, ecc.). Questi sono i miei fiumi (Il poeta ripercorre varie tappe della sua vita a contatto con un fiume, a partire dalle origini familiari).
Il Serchio (è il fiume della Toscana che scorre vicino a Lucca, terra d’origine della famiglia di Ungaretti) a cui hanno attinto (si sono cioè metaforicamente abbeverati) i miei avi (duemila anni forse di gente mia), gente di campagna (gente semplice), mio padre e mia madre.
Il Nilo (il fiume dell'Egitto, dove Ungaretti è nato ed ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza) lungo le cui rive sono nato e cresciuto, che mi ha visto ancora inconsapevole accendermi delle passioni ed entusiasmi giovanili (ardere d'inconsapevolezza: allude all’età della giovinezza ancora lontana dalla conoscenza e consapevolezza di sé  e del mondo, età di turbamenti e ardori) negli spazi infiniti (estese pianure: la casa di Ungaretti era in periferia, ai margini del deserto, che iniziava proprio lì, manifestandosi in tutta la sua estensione).
La Senna, nelle sue acque torbide (in quel suo torbido) mi sono immerso (mi sono rimescolato con allusione alle tumultuose esperienze esistenziali e culturali della vita parigina. Scrive il poeta: "E' Parigi che incomincia a darmi, prima di quella più compiuta che mi darà la guerra, più chiara conoscenza di me stesso") e sono cresciuto e maturato (e mi sono conosciuto – si oppone al verso 55 ardere di inconsapevolezza - La Senna rappresenta la maturazione anche dolorosa di Giuseppe – l’amico d’infanzia Mohammed si suicida proprio a Parigi, che sembrava offrire tante opportunità. La conoscenza è dunque anche sofferenza per il giovane Ungaretti).
Questi i fiumi che l'Isonzo mi fa ricordare (contati nell'Isonzo).
L’ultima strofa riporta alla situazione iniziale (ora ch’è notte).
Questa è la nostalgia del passato (questa è la mia nostalgia) che mi viene dai ricordi legati ad ognuno di questi fiumi (che in ognuno mi traspare), ora che la notte mi avvolge (ora che vivo nell’orrore della guerra) la mia vita mi appare come la corolla che avvolge il cuore del fiore, precaria ed instabile (Corolla di tenebre: qualcosa di fragile e nello stesso tempo di oscuro).


Analisi e commento:

Ungaretti, il poeta-soldato, descrive un momento di breve pausa dalla guerra trascorso in riva all’Isonzo dove il poeta si immerge e ne esce rinnovato. Attraverso i ricordi il poeta ripercorre i fiumi che si intrecciano con le sue vicende personali.
Ungaretti ha definito questa lirica la propria “carta d’identità”. Egli passando in rassegna i fiumi lungo i quali ha trascorso la sua vita, ne ripercorre le tappe:

  • il Serchio che scorre presso Lucca (terra d’origine dei suoi genitori);
  • il Nilo (lungo il quale è nato e ha trascorso infanzia e adolescenza);
  • la Senna parigina (dove è avvenuta la sua formazione culturale);
  • e infine l’Isonzo, fiume del presente e della guerra.
Il percorso è a ritroso e parte dalle acque dell’Isonzo in cui si immerge e consente al poeta, recuperando il proprio passato di ritrovare quell’equilibrio con il mondo che la guerra aveva spezzato.
Questa poesia è considerata dalla critica uno dei testi cardine della raccolta l’Allegria. Vi appaiono alcuni dei temi più ricorrenti nell’opera di Ungaretti: l’azione purificatrice dell’acqua, la riduzione all’essenziale, il senso di precarietà della condizione umana.

Metrica:

Quindici strofe di versi liberi. Il linguaggio è scarno ed essenziale ed il ritmo è reso efficace dai numerosi enjambements.