FUNERE MERSIT ACERBO
Giosué Carducci
- O tu che dormi là su la fiorita
- collina tosca, e ti sta il padre a canto;
- non hai tra l'erbe del sepolcro udita
- pur ora una gentil voce di pianto?
- È il fanciulletto mio, che a la romita
- tua porta batte: ei che nel grande e santo
- nome te rinnovava, anch'ei la vita
- fugge, o fratel, che a te fu amara tanto.
- Ahi no! giocava per le pinte aiole,
- e arriso pur di vision leggiadre
- l'ombra l'avvolse, ed a le fredde e sole
- vostre rive lo spinse. Oh, giù ne l'adre
- sedi accoglilo tu, chè al dolce sole
- ei volge il capo ed a chiamar la madre.
O tu = si riferisce al fratello Dante, sepolto nel piccolo cimitero di Santa Maria a Monte in Valdarno, accanto al padre.
pur ora = poco fa.
gentil...pianto = l'infantile voce rotta dal pianto.
romita tua porta = la porta solitaria della tua tomba.
ei...rinnovata = egli (il bambino) portando lo stesso illustre e sacro (per i poeti) nome del fratello, ne continuava l'esistenza, [perpetuandone il ricordo]; a te...tanto = a te fu tanto angosciosa (da spingerti a rifiutarla).
Ahi no! = brusca correzione causata dal ricordo della felicità del bambino; pinte = variopinte di fiori; arriso...leggiadre = allietato ancora (pur) da gioiose fantasie infantili.
fredde...rive = la riva è quella di Acheronte, il fiume che scorre nel regno dei morti.
adre = latinismo - buie, tenebrose.