SAN MARTINO
Giosué Carducci
- La nebbia a gl'irti colli
- Piovigginando sale,
- E sotto il maestrale
- Urla e biancheggia il mar;
- Ma per le vie del borgo
- Dal ribollir de' tini
- Va l'aspro odor de i vini
- L'anime a rallegrar.
- Gira su' ceppi accesi
- Lo spiedo scoppiettando:
- Sta il cacciator fischiando
- Su l'uscio a rimirar
- Tra le rossastre nubi
- Stormi d'uccelli neri,
- Com'esuli pensieri,
- Nel vespero migrar.
La nebbia, sciogliendosi in una lieve pioggerella, risale per le colline rese ispide (irti colli, perchè i loro alberi in autunno sono spogli e scheletrici) dalle piante ormai prive di fogliame e, spinto dal vento freddo di nordovest (maestrale), il mare in burrasca é bianco di spuma e rumoreggia frangendosi sulla scogliera (urla – personificazione del mare).
Ma (la congiunzione avversativa serve per contrapporre al paesaggio desolato la vivacità del borgo in piena attività) per le vie del piccolo paese contadino (borgo: Bolgheri il paese dell'infanzia di Carducci) si diffonde, dai tini dove fermenta il mosto (ribollir de’ tini - metonimia), l’odore aspro (aspro odor - sinestesia) del vino nuovo che rallegra i cuori [Allitterazione - la ripetizione del suono r nella seconda strofa le conferisce un timbro festoso] .
E intanto sulla brace del focolare scoppiettano le gocce di grasso che cadono dallo spiedo su cui cuoce la cacciagione (Gira…scoppiettando - anastrofe); e il cacciatore se ne sta sull'uscio a guardare stormi di uccelli che, a contrasto con le rosse (rossastre, per la luce del tramonto) nubi, sembrano neri, come quei pensieri (similitudine uccelli-pensieri) che che si vorrebbe mandar via lontano (esuli.. migrar) al tramonto (vespero, l'ora del vespro, coincidente all'incirca con il tramonto).