MEZZOGIORNO ALPINO
Giosué Carducci

TESTO
  1. Nel gran cerchio de l’alpi, su ‘l granito
  2. squallido e scialbo, su’ ghiacciai candenti,
  3. regna sereno intenso ed infinito
  4. nel suo grande silenzio il mezzodì.
  5. Pini ed abeti senza aura di venti
  6. si drizzano nel sol che gli penetra,
  7. sola garrisce in picciol suono di cetra
  8. l’acqua che tenue tra i sassi fluì.
PARAFRASI

Nel grandioso scenario delle Alpi, sulla roccia nuda e grigiastra (squallido/scialbo  senza vegetazione e grigia, la scelta di questi 2 aggettivi rende il senso di desolazione della roccia nuda), sui ghiacciai lucenti (candenti), il mezzogiorno (mezzodì –il soggetto collocato in chiusura della quartina rallenta il ritmo) regna sereno (nel cielo terso) intenso (nel suo calore) e infinito (nella sua luce) in un grande silenzio.

Pini ed abeti si ergono (si drizzano) immobili, non mossi dalla minima brezza (senza aura di venti) verso il sole che penetra nelle loro fronde (gli penetra, filtra attraverso i rami degli alberi entrando nelle loro fibre – gli forma arcaica per li), si sente solo (sola garrisce) il rumore lieve, simile a un leggero suono (picciol suono) di cetra, dell’acqua di un ruscello che dolcemente fluisce (fluì, l’uso del passato remoto indica un’azione compiuta e sottolinea la fuggevolezza del tempo) tra i sassi.


Analisi e commento:

Questa breve poesia trae spunto da un soggiorno del poeta a Courmayeur, in Valle d’Aosta e fa parte della raccolta Rime e ritmi.
E’ la descrizione di un assolato mezzogiorno alpino. Domina il silenzio e tra rocce opache e candidi ghiacciai il tempo sembra essersi fermato, nell’assoluta immobilità si ode solo l’acqua di un ruscello che scorrendo tra i sassi fa un rumore simile al suono di una cetra.

Metrica:

Due quartine di endecasillabi, rimati ABAC BDDC (le rime del quarto verso di ciascuna quartina sono tronche). Il linguaggio è essenziale. La struttura è simmetrica, ogni quartina è conclusa in se stessa e sottolinea due momenti diversi e complementari del paesaggio.