LA TESSITRICE
Giovanni Pascoli

TESTO
  1. Mi son seduto su la panchetta
  2. come una volta... quanti anni fa?
  3. Ella, come una volta, s’è stretta
  4. su la panchetta.
  5. E non il suono d’una parola;
  6. solo un sorriso tutto pietà.
  7. La bianca mano lascia la spola.
  8. Piango, e le dico: Come ho potuto,
  9. dolce mio bene, partir da te?
  10. Piange, e mi dice d’un cenno muto:
  11. Come hai potuto?
  12. Con un sospiro quindi la cassa
  13. tira del muto pettine a sè.
  14. Muta la spola passa e ripassa.
  15. Piango, e le chiedo: Perchè non suona
  16. dunque l’arguto pettine più?
  17. Ella mi fissa timida e buona:
  18. Perchè non suona?
  19. E piange, e piange - Mio dolce amore,
  20. non t’hanno detto? non lo sai tu?
  21. Io non son viva che nel tuo cuore.
  22. Morta! Sì, morta! Se tesso, tesso
  23. per te soltanto; come non so:
  24. in questa tela, sotto il cipresso,
  25. accanto alfine ti dormirò.
PARAFRASI

Il poeta si siede su una panchetta (del telaio), come una volta ....quanti anni fa?(immagina di incontrare una fanciulla di cui fu innamorato ma che era morta a vent'anni)
Ella (la tessitrice), come allora, gli fa posto (s’è stretta) sulla panchetta. 
Lei non parla ma ha un sorriso di tenera commiserazione sia per sè, sia per il poeta (tutto pietà) e la sua mano bianca non regge la spola.
[Il poeta parla con la fanciulla e le rivolge una domanda] Come ho potuto, dolce mio bene, partire da te? (andarmene, lasciarti). La tessitrice risponde piangendo con un cenno silenzioso (muto: l’uso di questo aggettivo è fondamentale e viene ripetuto nei versi seguenti. La tessitrice non parla perché non può ormai più farlo: il colloquio del poeta è un monologo) che esprime un malinconico rimprovero: Come hai potuto? (come di chi sa che il destino si è ormai compiuto, né sarebbe potuto essere diverso)
Con un sospiro la tessitrice continua a tessere (Con un sospiro.....a sé: descrive il gesto usuale della tessitrice; cassa: è una parte del telaio che contiene il pettine, fra i denti del quale passano i fili dell’ordito). La spola passa e ripassa ma non se ne ode il rumore (muta).
Ma a questa immagine non si accompagnano i suoni e il poeta si chiede perchè non si ode l'usuale ritmico rumore del telaio (arguto: sonoro/rumoroso). La fanciulla ricambia con uno sguardo dolce e timido.
Nelle ultime due strofe la giovane cerca di "svegliare" il poeta, informandolo del fatto che lei è viva solo nel suo ricordo, ma in realtà è morta (Io non sono viva che nel tuo cuore).La fanciulla vive soltanto nell'affetto del poeta, che è ben povera cosa, e presto quando anch'egli cesserà di vivere ella sarà estinta per sempre perché non vivrà più neppure nel suo ricordo. E tesse, tesse soltanto grazie a lui (Se tesso, tesso per te soltanto) e lo rassicura dicendo che, quando anche egli morirà, dormiranno insieme sotto il cipresso, nella tela che stava tessendo (in questa tela: la tela nunziale, divenuta ora il lenzuolo funebre)


Analisi e commento:

La lirica è inserita nella sezione finale dei “Canti di Castelvecchio”, intitolata “Il ritorno a San Mauro". Rappresenta una sorta di ritorno alla fanciullezza e alla giovinezza, spezzate dall’esperienza della morte. Il Poeta ritorna dopo molti anni a San Mauro e va a far visita ad una fanciulla tessitrice e come un tempo le siede accanto sulla panchetta dove è intenta a filare. Il breve colloquio tra i due fa presto capire che il dialogo in realtà è un monologo: il poeta parla e la fanciulla risponde ma di un cenno muto. I movimenti della ragazza non producono alcun suono e il telaio non stride. In realtà la tessitrice è morta da tanti anni e vive soltanto nel cuore del poeta. La giovane tessitrice tesse il funebre sudario, nel quale dormirà con lui un sonno eterno. Il ricordo dell’antico amore culmina in un pensiero di morte.
La giovane tessitrice evocata in questa lirica rappresenta il simbolo dell’amore perduto e, allo stesso tempo, della morte, promessa come un riposo e un rifugio.

Metrica:

Strofe di sei decasillabi (l’ultima di quattro) inframmezzati da un quinario che rima con il decasillabo precedente.