ARANO
Giovanni Pascoli
- Al campo, dove roggio nel filare
- qualche pampano brilla, e dalle fratte
- sembra la nebbia mattinal fumare,
- arano: a lente grida, uno le lente
- vacche spinge; altri semina; un ribatte
- le porche con sua marra paziente;
- ché il passero saputo in cor già gode,
- e il tutto spia dai rami irti del moro;
- e il pettirosso: nelle siepi s’ode
- il suo sottil tintinno come d’oro.
Nel campo dove qualche foglia di vite (pampano) ancora splende, con il suo color rosso fuoco (roggio) nei filari, e dai cespugli (fratte) sembra evaporare la nebbiolina del mattino, arano: lente grida ed un contadino (uno) spinge le lente (lente…lente – la ripetizione dell’aggettivo ha lo scopo di cadenzare il ritmo del verso, suggerendo il ritmo pacato del lavoro) vacche; un altro contadino (un) ribatte pazientemente con la zappa (marra paziente – ipallage – l’aggettivo paziente viene riferito a marra anziché a contadino) le zolle di terra smosse dall’aratro (porche – strisce di terra tra due solchi) per coprire i semi; poiché (ché) il passero furbo (saputo – che sa il fatto suo) già in cuor suo si rallegra (gode - in previsione dei semi che rimasti scoperti andrà a beccare) e tutto controlla (spia) dai rami spogli (irti) del gelso (moro); ed anche il pettirosso (anche il pettirosso spia il lavoro dei contadini – ellissi, omissione del verbo reggente): nelle siepi si sente il suo delicato canto tintinnante come le monete d’oro (suo sottil tintinno come d’oro - onomatopea e similitudine: l’espressione vuole riprodurre il canto dell’usignolo ed inoltre paragona il cinguettio del pettirosso al suono che producono le monete d’oro battendo sul metallo).