MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
Eugenio Montale
- Meriggiare pallido e assorto
- presso un rovente muro d’orto,
- ascoltare tra i pruni e gli sterpi
- schiocchi di merli, frusci di serpi.
- Nelle crepe del suolo o su la veccia
- spiar le file di rosse formiche
- ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
- a sommo di minuscole biche.
- Osservare tra frondi il palpitare
- lontano di scaglie di mare
- mentre si levano tremuli scricchi
- di cicale dai calvi picchi.
- E andando nel sole che abbaglia
- sentire con triste meraviglia
- com’è tutta la vita e il suo travaglio
- in questo seguitare una muraglia
- che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
Trascorrere il meriggio, le ore più calde della giornata (meriggiare = il modo infinito dilata l’azione), oppressi dalla calura (pallido) e immersi in un pesante torpore (assorto), vicino ad muro arroventato da un sole violento,ascoltare tra pruni e sterpi (termini danteschi. (canto XIII, Inferno, selva dei suicidi) i versi secchi del merlo ed il frusciare delle serpi (scocchi…frusci = onomatopea) [sterpi-serpi = paronomasia].
Nelle crepe del terreno o sulla veccia (pianta erbacea – termine tecnico) spiare le fila di formiche rosse che ora si interrompono e ora s’intrecciano (fa rima con veccia – v.5 – in quanto la vocale finale si fonde metricamente con la vocale iniziale del v.8 – rima ipermetra) fino alla sommità di piccoli mucchietti di terra dei formicai (Biche = termine tecnico propriamente indica i covoni di fieno) [l’insensata e frenetica operosità delle formiche può ricordare la condizione dell’uomo condannato al lavoro]
Osservare attraverso le fronde degli alberi (tra frondi) in lontananza il tremolio del mare che sembra frammentato (scaglie di mare: il sole fa scintillare la distesa del mare, dando l’impressione che sia composta da scaglie) e palpitante (palpitare per il riflesso del sole sull’acqua che crea un movimento e un metallico baluginio) mentre dalle rocce nude (calvi picchi = le cime delle alture prive di verde come teste calve - analogia) si leva il tremulo frinire delle cicale (tremuli scricchi: onomatopea - il frinire è simile a uno scricchiolio) [il canto effimero della cicala può ricordare il canto inutile e inascoltato del Poeta].
E camminando sotto il sole abbagliante realizzare con triste stupore che la vita non è che un fiancheggiare (seguitare) una muraglia (il muro d’orto del v.2 è diventato una muraglia) invalicabile (cocci aguzzi = la sommità del muretto è cosparsa di cocci di vetro taglienti per impedire che qualcuno lo scavalchi).