NON RECIDERE FORBICE QUEL VOLTO
Eugenio Montale
- Non recidere, forbice, quel volto,
- solo nella memoria che si sfolla,
- non far del grande suo viso in ascolto
- la mia nebbia di sempre.
- Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
- E l'acacia ferita da sé scrolla
- il guscio di cicala
- nella prima belletta di Novembre.
Non tagliare, o forbice (metafora, intende la forbice del tempo e anafora perché si rivolge ad una cosa come se fosse una persona), quel volto [quello della persona amata] rimasto ormai solo (solo/unico) nella memoria che si sta svuotando progressivamente (si sfolla), non fare che quel suo grande viso che ricordo nell’atteggiamento di ascoltarmi (viso in ascolto), si dissolva nella nebbia (metafora) dell’oblio che ormai cancella tutti i miei ricordi (cioè non distruggerlo).
Un improvviso senso di freddo cala (Un freddo cala: Viene l’autunno; sta a significare che la preghiera del poeta non sarà esaudita - la forbice e il freddo simbolizzano l’esperienza dolorosa, una ferita della vita) il colpo [inferto dalla forbice del giardiniere] recide la vetta dell’albero (svetta: ma può anche voler dire “guizza/scatta”, e l’ambiguità del significato è suggerita dallo stesso poeta) e l’acacia ferita scuote via da sé (da sé scrolla – fa cadere) il corpo rinsecchito di una cicala nella fanghiglia (belletta, arcaismo, voce dantesca ed anche dannunziana; allude ad un destino di decadimento fisico e morale) lasciata dalle prime piogge di Novembre.